mercoledì 29 settembre 2010

Museo dell'Opificio delle Pietre Dure - Firenze

Qualche mese fa io, il mio ragazzo ed una mia amica abbiamo approfittato delle Giornate Europee del Patrimonio, siamo andati in centro e abbiamo scelto un museo per uno da visitare. Per la verità volevamo partecipare a qualche visita guidata in occasione delle aperture straordinarie, in particolare della Biblioteca Medicea Laurenziana, ma la prenotazione era obbligatoria e non siamo riusciti a spuntarla...
Quindi siamo andati allo sbaraglio, tanto siamo a Firenze, ci sono così tanti musei che è quasi impossibile visitarli tutti.
L'Opificio delle Pietre Dure è il museo che ho scelto io, o meglio abbiamo scelto io e la mia amica, visto che ci eravamo già accordate segretamente per scegliere entrambe un museo che piacesse anche all'altra :-) Ma per fortuna è piaciuto un sacco anche al mio ragazzo.
Il museo è in via degli Alfani, proprio dietro alla Galleria dell'Accademia, dove c'è sempre una fila mostruosa... invece al Museo dell'Opificio non c'era quasi nessuno, perchè è molto meno conosciuto ma altrettanto interessante.
In origine l'Opificio aveva sede agli Uffizi, fu fondato dal granduca Ferdinando come laboratorio di produzione di opere. Successivamente ha traslocato nella sede attuale ed è diventato un importantissimo laboratorio di restauro di opere d'arte.
Il museo annesso raccoglie le opere prodotte dall'opificio nei secoli, ma visto che i capolavori usciti da qui sono finiti nelle case signorili, nelle regge e nei musei di tutto il mondo, o sono stati donati dai grandichi agli amici, qua sono raccolti gli oggetti incompiuti, imperfetti, non consegnati o smontati in parti.
L'edificio che ospita il museo è stato restaurato nel 1995 dal professor Natalini, ed è un ulteriore valore aggiunto di questo museo.



L'esposizione raccoglie oggetti veramente bellissimi realizzati in pietre dure di ogni tipo, con tecniche varie: intarsio, pittura, scultura... Le mani che hanno lavorato e plasmato le pietre erano abilissime, hanno realizzato dei disegni ricchissimi di particolari, di colori e di forme complesse, tagliando al millesimo le lastre di pietra e assemblandole insieme per creare degl intarsi di una perfezione assoluta. Fiori, foglie, animali, nature morte, vengono rppresentati su ogni tipo di oggetto: piani di tavoli, camini, tabacchiere, vasi, arredi sacri. I colori sono quelli delle tantissime varietà di pietre, finemente tagliate e unite, con le loro tonalità e texture che danno un incredibile effetto tridimensionale.

I piani dei tavoli sono sicuramente gli oggetti più numerosi e sono stupendi: generalmente hanno il piano di pietra nera e lucida, su cui sono stati realizzati i disegni ad intarsio o a pittura; alcuni sono realizzati con tecnica mista. Le pietre creano degli effetti spettacolari: una pietra marroncina, striata come una tavola di legno diventa la cass di un violino; una pietra rosata che sfuma in arancio diventa una pesca, un diaspro rosso dalla grana fine diventa un intricato ramo di corallo... sono stati realizzati con una precisione artigianale incredibile, i particolari sono dettagliaissimi, vi assicuro che danno proprio un effetto tridimensionale, ed è sorprendente come la scelta della giusta pietra possa riprodurre con esatezza il colore e la texture di altri materiali.
Oltre ai piani dei tavoli gli oggetti che mi sono piaciuti di più sono stati un maestoso camino russo gigantesco, interamente realizzato in diaspro verde smeraldo e rame, ed uno stipo in legno del '600 spettacolare: uno di quei mobili pieni di cassettini, che nella forma imita in tutto e per tutto un palazzo rinascinamentale, ogni cassettino decorato con una lastra di pietra raffigurante un uccello esotico realizzato ad intaglio. Veramente splendido, starebbe benissimo nella mia camera!


Al piano terra c'è l'esposizione delle opere uscite dai magazzini dell'Opificio, mentre sul soppalco c'è una piccola sezione dedicata all'Opificio vero e proprio: infatti raccoglie numerosi strumenti d'epoca per la lavorazione e il taglio delle pietre dure, oltre che una ricchissima collezione di campioni di pietre utilizzate per le opere: marmi di ogni colore, diaspri variopinti e di varie grane, lapislazzuli azzurrissimi sbrilluccicanti di pagliuzze d'oro, lumachelle (le pietre con le chioccioline dentro, stupende!), quarzi, basalti, graniti...
Alla fine dell'esposizione c'è un grosso vaso lasciato incompiuto, è molto interessante perchè permette di capire come venivano realizzati gli intarsi e gli alloggi scavati nella base per contenere le tessere.

Questo museo è piaciuto tantissimo a tutti e tre, siamo usciti con gli occhi pieni di meraviglia, e col desiderio segreto di possedere lo stipo-palazzo con i pennuti.
Noi siamo entrati gratis grazie alle Giornate Europee del Patrimonio, ma il biglietto costa solo due euro, e ne vale assolutamente la pena, anzi è poco! Comunque non avrei pagato lo stesso perchè il biglietto è gratis per numerosissime categorie, tra cui gli studenti della facoltà di Architettura e dell'Accademia di Belle Arti.

All'interno è proibito scattare fotografie, ma in rete si trovano molte immagini dei capolavori esposti all'Opificio delle Pietre Dure:

martedì 28 settembre 2010

Volterra, AD1398

Ogni anno il borgo medievale di Volterra fa un salto nel passato, precisamente nell'anno 1398: tutto il paese, location perfetta per una rievocazione medievale, si trasforma, abitanti compresi, e sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo!
Volterra, AD 1398 è una festa che si svolge ogni anno durante gli ultimi tre weekend di agosto, io ci sono stata due anni fa e l'anno scorso, ed è assolutamente coinvolgente!

L'ingresso alla manifestazione è a pagamento, se non ricordo male costa sui 15 euro a testa, ma io sono entrata gratis perchè conosco bene uno dei paggi addetti alla biglietteria e all'ingresso (fortunella!). Una volta entrati bisogna cambiare gli euro all'ufficio di cambio, perchè anche la moneta è quella che si usava nel 1398, ovvero il Grosso Volterrano (corrispondente ad un euro). I Grossi vi serviranno per acquistare qualsiasi cosa, per pagare il ristorante e per partecipare ai numerosi spettacoli e gare disseminati per il borgo.


Gli abitanti di Volterra in occasione della festa si trasformano in figuranti medievali, con costumi fedelissimi a quelli in uso all'epoca, e danno vita ad ogni sorta di attività praticata nel medioevo.
Lungo le vie della cittadina si incontrano le botteghe artigiane che ripropongono gli antichi mestieri e le lavorazioni trecentesche: c'è il fabbro, il conciatore, il cordaio, persino il boia! Ed il bello è che presentandosi all'apposito ufficio comunale chiunque può farsi "assumere" come apprendista per uno di questi mestieri, e provare a svolgere questi lavori esattamente come si faceva una volta. Io ovviamente bramavo di fare l'assistente del boia, c'era anche un'ascia enorme e pesante (non sembrava finta!) ed un bel patibolo, davvero irresistibile, ma il mio ragazzo mi ha distolto a forza dal mio nobile intento dicendo che non aveva voglia di starsene da solo a guardare le mie esecuzioni capitali per tutto il giorno...

Passeggiando per le stradine si incontrano i banchi che propongono cibi e prodotti tipici sia della zona che dell'epoca, come miele, salumi, formaggi, che si possono assaggiare e poi comprare. Alcuni sono davvero identici a quelli del medioevo, io per esempio ho assaggiato un formaggio che aveva un sapore diversissimo da quelli attuali, a me è piaciuto un sacco, ma c'è chi l'ha trovato puzzolente all'inverosimile e poco godereccio.
Sono numerosissime le taverne e osterie che servono da bere vino, e si può anche bere mentre si passeggia, basta acquistare la tazza di cotto tipica della festa, e farsela riempire di volta in volta nella taverna di turno.

Per i bimbi ci sono tanti giochi a cui partecipare e spettacoli a cui assistere, come il gioco del porcellino, saltimbanchi, cantastorie, la gara di rotolamento di balle di fieno lungo un percorso tortuoso (io volevo partecipare anche a quella, ma il solito gustafeste me lo ha impedito dicendo che avevo sopraggiunto il limite di età), e stalle aperte per poter vedere e toccare da vicino gli animali da fattoria. A questo punto è doveroso ricordare l'oca dispettosa che mi ha beccato una mano con tutta la cattiveria del mondo...

Ovviamente essendo una rievocazione medievale coi crismi e i controcrismi non mancano i tipici intrattenimenti dell'epoca: spettacoli di sbandieratori (bellissimi! la perfezione e la coordinazione degli sbandieratori è veramente ammirevole!), dimostrazioni di falconeria, musiche e danze trecentesche, simulazioni di duelli, tornei di cavalieri e gare di tiro con la balestra...

I numerosi ristoranti di Volterra sono aperti fino a tardi e propongono menu tipicamente medievali, oltre che ai soliti piatti classiconi toscani che non deludono mai, come la zuppa di farro e/o legumi. I prezzi ovviamente sono un po' più alti del solito e i tempi di attesa sono lunghi, ma che ci vuoi fare? Se non si ha voglia di infilarsi in un ristorante vero e proprio si può sempre mangiare un panino coi salumi o coi formaggi serviti dai banchi che si incontrano lungo la via.

E' davvero una manifestazione bellissima, sicuramente la rievocazione medievale più completa, riuscita, frequentata e celebre di Italia, mi piace un sacco l'atmosfeta che si respira, e poi penso sempre che io nel medioevo ci starei a pennello, sarei una perfetta madonna!

mercoledì 22 settembre 2010

Ristorante Il Latini, Firenze

Sono stata in questo celebre ristorante di Firenze diverse volte, quasi sempre in compagnia del mio babbo, è uno dei suoi ristoranti preferiti, ci portava anche la mia mamma da fidanzati, e quando è di passaggio a Firenze ci diamo sempre appuntamento dal Latini per una cena, sia perchè si mangia benissimo, sia perchè l'ambiente è molto caratteristico e informale.Il Latini è situato in via dei Palchetti, subito dietro a piazza Santa Maria Novella, non è difficile da trovare, e molto probabilmente lo individuerete dalle persone in fila all'esterno: anche se i coperti sono tanti e ogni sera vengono fatti due o più turni, il ristorante è sempre pieno, quindi io prenoto sempre qualche giorno prima.

E comunque anche l'attesa fuori è molto piacevole, si scambiano quattro chiacchiere con le altre persone in fila, e ogni tanto passa il cameriere ed offre un pezzetto di pecorino, una fettina di finocchiona, un gottino di vino, tanto per ingannare l'attesa.
Dentro l'ambiente è molto caratteristico, da tipica trattoria tradizionale toscana: tavolacci di legno, una miriade di quadretti e foto alle pareti, e un trionfo di prosciutti appesi al soffitto a fare bella mostra di sè. Il prosciutto crudo toscano (non me ne vogliano i parmensi, quello toscano salato lo preferisco anche a quello di Parma) è il cavallo di battaglia del Latini, tagliato a mano, un po' spesso e molto saporito, ogni sera vengono fatti fuori almeno due o tre prosciuttoni.
Il ristorante è composto da diverse sale, quelle piu piccole hanno i tavolini normali, mentre la sala principale ha dei tavoloni più lunghi dove può capitare di essere messi accanto a perfetti sconosciuti, anche se in pochi minuti scatta la confidenza.

Il vino viene servito e conteggiato al fiasco, ovvero sul tavolo mettono un bel fiascone di rosso a disposizione di tutti, e ne bevi quanto ne vuoi, se finisce lo rimettono... alla fine paghi solo il vino che hai consumato.
Il servizio è velocissimo, molto cordiale e informale.
Cosa si mangia? Cucina toscana tradizionale e contadina: crostini ai fegatini, pappa al pomodoro, minestra di farro, salumi vari (di qualità eccelsa), filetti, bistecche fiorentine e altre meraviglie.

E' tutto buonissimo, soprattutto la carne, bistecche altissime, morbidissime e sanguinose dentro, io la carne la mangio sempre molto al sangue, ed è facile capire se la carne è di buona qualità quando è semi-cruda (non altrettanto quando è ben cotta) e vi assicuro che questa è ottima. Comunque vi sconsiglio sempre di ordinare la carne ben cotta a Firenze, è come insultare il macellaio e potrebbero anche farvi qualche tiro mancino.
Una volta ho mangiato una bistecca veramente gigantesca, il mio zio ancora è stupefatto dal fatto che sia riuscita a mangiarmi un pezzo di carne più gorsso di me, e mi sono anche ciucciata l'osso!

I clienti sono forse l'unico aspetto che ogni tanto mi fa storcere il naso: il Latini è ormai osannato su tutte le guide del mondo, ed è sempre pieno di turisti di ogni tipo, tantissimi stranieri, onnipresenti giapponesi che fotografano anche i cucchiai... a volte è anche divertente trovarsi accanto un americano che si crede molto chic e che storce il naso quando gli spieghi che quella cosina buona è fegato e milza di pollo, ma alle lunghe fa un po' l'effetto-disneyland...
Una volta ci sono stata durante Pitti Immagine, e il 99% degli avventori erano modelli e modelle sicuramente a dieta che secondo me (e anche secondo il cameriere) hanno proprio sbagliato locale...
Sicuramente a Firenze ci sono altri ristoranti dove si mangia altrettanto bene lo stesso tipo di cucina, ma magari sono un po' meno battuti dal turismo di massa, però forse non hanno la stessa atmosfera cordiale e caciarona, quindi un salto dal Latini se siete di passaggio a Firenze ve lo consiglio sicuramente!

lunedì 20 settembre 2010

MART - Mostra Internazionale dell'Artigianato

Ogni anno quando arriva il ponte tra il 25 aprile e il primo maggo scatta la fatidica domanda: ma te ci vai alla mostra dell'artigianato di Firenze? Di solito la risposta sarà: no, quest'anno basta, mi ha rotto sta mostra, l'ingresso costa troppo e dentro ci sono sempre i soliti stand, tanto non si trova mai nulla di bellino!
Invece poi alla fine ci vanno tutti, pagano l'ingresso e comprano sempre qualcosa di particolare!
Tutti gli anni la stessa storia, le lamentele sopra citate sono anche in parte vere e comprensibili, ma poi ci si va tutti!

La Mostra Internazionale dell'Artigianato si tiene sempre alla Fortezza da Basso, praticamente in centro a Firenze, trovare un parcheggio durante queste fiere così famose è un'impresa titanica, quindi consiglio vivamente di prendere l'autobus, tra l'altro se all'ingresso della mostra fate vedere il biglietto del bus timbrato in giornata vi fanno lo sconto. Di un misero euro, ma è sempre sconto.
Il biglietto intero costa sui 16 euro se non ricordo male, e secondo me sono francamente troppi, tenendo conto poi che si va lì per comprare roba, e quindi spendere altri soldi. Non si può cominciare serenamente lo shopping sapendo di essere già in deficit di sedici euro!

Dentro, nell'enorme spazio della Fortezza da Basso i tantissimi stand provenienti da tutto il mondo sono organizzati e distribuiti nei vari padiglioni: uno per l'arredamento, uno per l'abbigliamento, uno per i bimbi, e quello più grande di tutti per l'artigianato tipico locale, a sua volta suddiviso: ad un piano quello italiano, all'altro piano quello di tutto il resto del mondo. Quello del resto del mondo a sua volta è organizzato per continenti.
Per fortuna all'ingresso danno una mappa con segnate le zone della mostra, altrimenti ci si potrebbe pure perdere e farsi venire una crisi di nervi a forza di cercare quella bancarella che ispirava tanto e che abbiamo visto di sfuggita poco prima...

Qui si trova veramente di tutto: dalle sculture di legno africane ai tessuti indiani, dagli incensi marocchini ai copricapi apache. Non avete idea di quante cose assurde si possano trovare qua, ma secondo me i prezzi sono altini, e certe cose sono talmente kitsch che in casa non mi ce le metterei mai!Anche la parte dedicata all'arredamento mi piace molto, ci sono mobili artigianali sia di stile antico che moderno molto belli e ricercati.

La sezione che mi piace di più è ovviamente quella gastronomica, che si trova nel grande piazzale centrale: qui ho comprato delle vere delizie come le scamorzine calabre ripiene di olive e peperoncino, la burrata, il salame di cinghiale maremmano, le spezie dell'India...
L'anno scorso c'era anche lo stand della Mukki (per la gioia del mio ragazzo che è un vero fan della marca Mukki) che sarebbe una ditta toscana che produce latte e latticini vari, regalavano i brick di latte fresco e facevano un gelato allo yogurt che era la fine del mondo!

La mostra è sempre affollatissima, soprattutto il 25 aprile, il primo maggio e le eventuali domeniche, infatti io ho sempre cercato di andarci in un giorno "morto"... I bambini io eviterei di portarli, a loro dello shopping non frega granchè e ne ho visti tanti che dopo un po' si stufano di camminare, del caldo e della confusione!

venerdì 17 settembre 2010

Musica W, Castellina Marittima (LI)

Musica W è un festival di musica rock che si svolge ogni anno a Castellina Marittima, in provincia di Livorno, e a parte quest'anno che ho disertato l'appuntamento, sono sempre stata presente da almeno cinque o sei anni.
Il paese di Castellina Marittima nonosante il nome non è sulla costa, bensì qualche chilometro più indietro, nell'entroterra a cavallo tra il Pisano e il Livornese, ed è molto carino, appollaiato su una collina, piccolo e abbastanza caratteristico, ma non vanta nessuna attrazione particolare, infatti non ci sono mai andata per altri scopi se non per il festival rock :-)

Il festival Musica W si svolge nel parco pubblico comunale di Castellina, e devo dire che la location è molto bellina e anche funzionale: un ampio spazio verde, ombreggiato da una pineta, leggermente in pendenza, che culmina con un piccolo teatro all'aperto, un palco circondato da qualche giro di sedute, nel più classico stile arena. Tutto intorno verde, macchia, pini, e un sentiero che funge da passeggiata e che percorre il fianco della collina.
La macchina va lasciata nel grande parcheggio allestito appena fuori dal paese, ma Castellina è talmente piccola che non c'è molta strada da fare...

Musica W è uno dei pochissimi festival rimasti ad ingresso gratuito, e già questa è una gran bella cosa. Ogni anno vengono a suonare sia nomi storici della musica italiana (quest'anno Cristiano Godano, Bobo Rondelli...) che band "nuove" di vari generi di settore abbastanza conosciute da richiamare parecchia gente. All'inizio suonavano solo band toscane, poi band italiane, da qualche anno la risonanza del festival è aumentata ed è arrivato anche qualche gruppo estero.
I concerti si tengono di sera, mentre nel pomeriggio si tengono incontri, interviste e dibattiti con i musicisti invitati alla manifestazione.

I concerti sono l'attrazione principale, ma non l'unica: non può mancare il tendone con il ristorante sotto, che propone cucina toscana popolare a prezzi altrettanto popolari: cinghiale, carne grigliata, zuppe... non possono mancare neanche i banhchetti di vario tip, dalla bigiotteria all'artigianato etnico, alle t-shirt. E poi stand della birra, gastronomici, pubblicitari, informativi...
Inoltre tutti gli anni il Musica W rappresenta anche un'occasione per fare un motoraduno locale di Harley Davidson che attira motociclisti trico-maniaci ricoperti di pelle nera (in agosto) da tutta Italia, ed è sempre un piacere vedere marmitte fumanti e serbatoi aerografati ad arte!

Non so se la fanno sempre, ma due anni fa c'era anche una simpatica mostra di arte povera/moderna/contadina lungo la passeggiata su per la collina del parco comunale.

mercoledì 15 settembre 2010

Ex-Convento e Biblioteca delle Oblate, Firenze

Da qualche tempo ho scoperto un nuovo posto dove andare a studiare, talmente bello e tranquillo che ha in breve tempo soppiantato la solita biblioteca di quartiere e quella di facoltà: la Biblioteca delle Oblate.
La biblioteca, inaugurata due anni fa, è ospitata all’interno del complesso dell’ex convento delle Oblate, un bellissimo edificio trecentesco in stile tardo-romanico rinascimentale che, che per secoli ha costituito il reparto femminile del vicino Ospedale di Santa Maria Nuova, e che era appunto gestito dalle suore dell’ordine delle Oblate.
L’ex convento delle Oblate è stato recentemente restaurato completamente e riconsegnato alla città con una biblioteca pubblica multifunzionale, che custodisce circa 65.000 tra libri e riviste, ed ospita anche una caffetteria, una grande area wifi all’interno del chiostro ed un angolo dedicato ai bambini.

I locali della biblioteca sono un bell’esempio di convivenza tra antico e moderno, dove gli antichi soffitti con travi a vista e i pavimenti in cotto, sottolineati da luci calde, non cozzano con l’arredamento moderno, sobrio e lineare.
Dentro al complesso ci sono alcuni piccoli chiostri e corti interne, ed un grande chiostro centrale a tre piani, con un centro un enorme albero di magnolia, ed è proprio nel fresco e nella tranquillità del chiostro che mi piace studiare.

All’ultimo piano dell’edificio c’è un bel loggiato in parte coperto che ospita anche la caffetteria, e la vista che si gode da questo loggiato è semplicemente impareggiabile: la cupola di Brunelleschi del duomo di Santa Maria del Fiore si staglia davanti ai nostri occhi in tutto il suo splendore, a pochi metri di distanza dal loggiato, che essendo al terzo piano è proprio all’altezza del tamburo della cupola.

Nei giardini delle varie corti interne e anche nel loggiato all’ultimo piano sono esposte alcune sculture contemporanee di artisti famosi italiani di proprietà del Comune di Firenze. Proprio nel loggiato è posizionato un curioso oggetto che in pratica è un grosso cestino della spazzatura celato da una grossa seduta scultorea strategicamente posizionata davanti alla cupola del duomo.

È molto piacevole studiare e leggersi un buon libro o una rivista nella Biblioteca delle Oblate, ma non si viene qui solo per questo: ogni giorno vedo passare numerose comitive di turisti, soprattutto americani e giapponesi, che in silenzio sciamano per le corti ammirando l’edificio.
È possibile anche effettuare visite guidate gratuite del complesso delle Oblate, e sicuramente la farò appena ricominciano, perché sono previste ogni sabato mattina ma solo tra dicembre e marzo.

martedì 14 settembre 2010

Effetto Venezia

Effetto Venezia è una festa che coinvolge tutta la Venezia, non la città lagunare, ma il più antico quartiere di Livorno (leggi il mio racconto in questo post!), quello percorso dai numerosi fossi collegati al mare che le hanno dato il nome di "Venezia", anche se l'aspetto è assai diverso da quello della città vera e propria, canali d'acqua a parte.
Di solito si svolge in luglio, ma quest'anno è stata posticipata ad agosto a causa della presenza a Livorno in luglio di un altro festival, l'Italia Wave.
Inizialmente Effetto Venezia durava pochi giorni ed era una festa di rilevanza cittadina, ma col passare degli anni è diventata sempre più importante, grande e frequentata, così adesso dura dieci giorni e richiama gente da tutta la Toscana e anche oltre.
Io ci vado tutti gli anni, ma quest'anno mi sono goduta la festa un po' meno del solito perchè ci ho lavorato, anche se non mi sono mancate le occasioni per gironzolare un po' e vedere qualche spettacolo.

Ogni anno Effetto Venezia ha un tema principale che fa da filo conduttore a tutti gli eventi presenti in calendario (che sono tantissimi), quest'anno il tema era la poesia. Agli angoli delle strade poeti di strada declamavano poesie, dai loro versi a quelli di Dante, ci sono stati parecchi incontri con poeti e letterati provenienti dagli angoli della Terra più disparati...
Ma non c'è stata solo la poesia, ogni anno c'è anche il teatro, quello colto e quello di strada, mostre, concerti, danza, degustazioni, mercati, bancarelle di ogni tipo.... le location sono tantissime, disseminate in tutta la Venezia e non solo (quest'anno si sono varcati i confini di quartiere, parlando addirittura di "Effetto Livorno"), dalle due Fortezze, quella Vecchia e quella Nuova, alle piazze, alle viuzze, agli scali lungo i fossi.

Tutto il quartiere nel periodo di Effetto Venezia diventa una festa di luci, suoni, colori, voci, musica, cibo, vino.... la Venezia si anima, tutti i negozi, i ristoranti, le gallerie espositive, le bettole sono aperti fino a tarda notte, i fossi sono illuminati da milioni di lucine e sono tutto un via vai di barche, gozzi e battelli, perchè la vista della Venezia da dentro il fosso è impagabile, e all'apertura e alla chiusura ci sono sempre fuochi d'artificio e spettacoli particolari.Inoltre quest'anno la serata inaugurale di Effetto Venezia ha coinciso anche con la Notte Bianca, che si è svolta nel resto della città, soprattutto nella zona dello shopping compresa tra via Grande e via Ricasoli.

Quest'anno Effetto Venezia è coinciso con il Palio dell'Antenna, un palio marinaro che vede gareggiare i gozzi (barche a remi) dei quartieri storici cittadini, che si sfidano a colpi di remi nel porto e lungo i fossi, gli equipaggi devono raggiungere un'antenna, ossia un palo di legno molto alto, e poi scalarla per prendere il drappo appeso in alto: vince chi prende per primo il drappo, e non chi arriva primo col gozzo all'antenna (il traguardo). Io ho tifato per lo Shangay visto che il mio babbo ci vogava da giovane, ma quest'anno ha vinto il Salviano :-)

Anche quest'anno non ho rinunciato ad una cena al ristorante organizzato dall'associazione dei portuali, a base di cacciucco, polpo, fritto misto, battutacce e litri di vino, in un'atmosfera così tipicamente livornese da farmi venire le lacrime agli occhi, sia dalla commozione che dalle risate! Ma i posti dove si può mangiare sono tantissimi, disseminati ovunque, sono tutti aperti fino a tardi e spesso propongono menu speciali in occasione di Effetto Venezia.
Una sera ho disertato il lavoro per qualche ora e sono andata a vedere un reading di poesie di un poeta Cheyenne con accompagnamento di chitarra, nella spettacolare cornice della Fortezza Vecchia, ed è stato assolutamente emozionante. Dopo ho fatto una passeggiata lungo le mura della Fortezza e ho ammirato la mia città dall'alto della torre di Matilde, tutta luccicante e festaiola come non mai.
Sono riuscita anche ad andare alla lettura del ventunesimo canto dell'Inferno di Dante (quello dei malversatori) un canto che mi piace molto ma che non viene letto quasi mai.
Il mercato è enorme, disseminato lungo i fossi, e propone di tutto, dall'artigianato all'antiquariato, io ho comprato poche cose (soprattutto dischi e qualche t-shirt) causa mancanza di soldi, ma avrei svaligiato parecchie bancarelle!
La zona del marcatino è sempre la più affollata di gente, giovani, vecchi, famiglie con i bimbi...

Insomma, a me Effetto Venezia piace tantissimo, è la quintessenza dell'atmosfera labronica, per molto livornesi è un appuntamento imperdibile per vivere in festa la città, ed è sempre più frequentata da turisti e da gente che viene anche da parecchio lontano per partecipare alla festa.
Quella che è cominciata come una festa di quartiere adesso è diventato un evento che coinvolge l'intera città, e richiama a Livorno il resto d'Italia e del mondo.

Le foto di Effetto Venezia sono in questo post.

5 e 5 da Cecco

Se decideste di venire in vacanza a Livorno e voleste assaggiare la cosa più tipicamente labronica a parte il cacciucco non potreste proprio prescindere dalla torta (di ceci, per gli amici torta e basta).
Io sono un po' partigiana, ma secondo me come la fanno buona a Livorno non la fanno da nessun'altra parte, di sicuro non in Versilia e non in Liguria, dove la chiamano farinata o cecina...E per assaggiare la torta migliore vi manderei senza indugi da Cecco (o anche da Gagarin), da decenni il tortaio labronico per eccellenza.

Cecco è un pizza e torta strategicamente situato dietro piazza Mazzini, vicinissimo al porto e al centro di Livorno. Il locale non è molto grande, per cenare lì la prenotazione è quasi d'obbligo, ma si possono prendere pizze e torta anche da asporto.

Ora, dovete sapere che a Livorno la torta ha tutta una sua storia e soprattutto un suo perchè, è il top del cibo da strada, veloce, economica e squisita, ed ha i suoi riti e le sue regole.
In teoria è semplicissima, ci vuole solo acqua, farina di ceci e olio d'oliva, ma in pratica per farla venire perfetta ci vogliono anni di esperienza. Ci vuole il forno a legna, l'apposita teglia di rame usata da almeno 10 anni (non so perchè ma nelle teglie nuove non viene così buona), l'impasto va dosato alla perfezione, va coperto e lasciato riposare immobile per diverse ore ma va girato ogni tanto (con tempi di giramento stabiliti e rigorosi).
Il risultato è una sfoglia sottile, croccante fuori e cremosa e bollente dentro, non deve essere troppo secca nè troppo unta, e va condita con una macinata di pepe nero.La torta di solito si mangia come antipasto prima della pizza, e va chiesta ad etti.
Dalla torta deriva direttamente il mitico 5 e 5, ovvero pane e torta, il mio fast food preferito in assoluto (altro che McDonald!), tradizionalmente fatto col pan francese, anche se oggi viene fatto anche con le schiacciatine. Si chiama così perchè parecchio tempo fa costava 5 lire il pane e 5 lire la torta.
Qualcuno nel 5 e 5 ci ficca anche una fetta di melanzana grigliata, ma non io, a me piace nature!

Ecco, la torta di Cecco rispetta tutti i crismi, ed è squisita! I miei amici di Firenze quando vengono al mare a Livorno vengono sempre qui a mangiarla, primo perchè la torta è ottima, secondo perchè l'ambiente è quello tipico di Livorno: gente aperta e chiaccherona, atmosfera di porto, ironia a go-go e battutacce sui fiorentini.
Oltre alla torta da Cecco si mangia anche la pizza, ed anche quella è ottima. Le pizze sono di due dimensioni, piccole e grandi, ma comunque anche quelle grandi sono un po' più piccole delle pizze comuni, sono di quelle spesse ma con la pasta sottile, fatte nelle tegliette di rame coi bordi alti... boh non so come spiegarla bene, è un tipo di pizza che mangio solo a Livorno, non l'ho mai trovata fatta così in altre città, e non so se riesco a farvi capire, ma è buonissima!

Da Cecco si spende poco e si mangia tanto e bene, l'atmosfera è gioviale e molto informale, è perfetto per satollarsi prima di una serata fun-fun... il locale è sempre pieno di gente, i coperti sono circa 30 e piuttosto ravvicinati, e spesso si deve aspettare un po' che si liberi un tavolo, ma ne vale la pena, e comunque il servizio è molto veloce.
L'apparecchiatura è molto spartana, ma d'altronde non siete mica al Gambero Rosso!

al mare a Calignaia

Oggi vi parlo di un'altra spiaggia della costa livornese, un'altra di quelle che frequento spesso e che mi piacciono tanto :-)
Anche questa è situata lungo la scogliera del Romito, a metà strada tra Livorno e Quercianella, precisamente all'altezza del ponte di Calignaia, anzi proprio sotto il ponte di Calignaia, reso celebre dai numerosi suicidi.
Accanto al ponte c'è il ristorante "il Romito", ed è proprio dietro al ristorante che c'è il sentiero di accesso alla spiaggia.

Essendo sul Romito anche questa spiaggia si raggiunge tramite un sentiero piuttosto scosceso che scende attraverso la macchia mediterranea. Il sentiero è abbastanza faticoso ma non molto pericoloso, ce ne sono di peggiori, io l'ho percorso anche di notte al buio e non sono mai precipitata! Però non è certo adatto a persone con scarsa mobilità come anziani, bimbi troppo piccoli e handicappati.

La spiaggia è racchiusa in una cala circondata dalla scogliera, ed è costituita perlopiù da sassi abbastanza piccoli e rotondi: si può scegliere quindi di mettersi direttamente sui sassi oppure sugli ampi e piatti scogli che la circondano, e che a me piacciono di più.
Gli scogli danno direttamente sull'acqua alta e quindi bisogna necessariamente tuffarsi, invece il vantaggio di questa spiaggia rispetto ad altre è sicuramente l'accesso al mare graduale, la spiaggia scende lentamente nell'acqua, quindi è molto più semplice fare il bagno, soprattutto per i bimbi e le persone che non sanno nuotare molto bene o hanno paura dell'acqua profonda.

L'acqua è verde e blu, trasparentissima, sotto il pelo si vedono benissimo gli scogli ricoperti di alghe, gli animaletti che li popolano, come pesci, ricci, cozze, io qualche volta ci ho trovato anche delle stelle marine, e per ammirare questo spettacolo non è neanche necessario essere dei sub, basta una maschera e un boccaglio, perchè la profondità non è eccessiva, almeno nel primo tratto.
L'altro vantaggio di Calignaia è proprio la presenza del grosso ponte soprastante: con il sole crea una grossa striscia d'ombra dove ci si può riposare e rinfrescare, nel caso non si tolleri bene il sole, che picchia duro! La spiaggia però è bella grande, quindi non si rischia mai che finisca completamente ricoperta dall'ombra. Nelle altre spiagge del Romito invece l'ombra è un vago miraggio... e poi qui, con il fatto che ci sono i sassi invece che gli scogli, si possono piantare gli ombrelloni.

La spiaggia è comoda da raggiungere, e spesso d'estate è anche sede di spiaggiate e festini on the beach, con tanto di falò e chitarre.
Gli scogli sul lato sinistro della cala (forse i più belli), grazie al passaparola sono da anni frequentati da sparuti gruppi di naturisti.

Secondo me questo è uno dei tratti più belli del Romito, soprattutto per la qualità dell'acqua e del fondale marino.
Le foto sono in questo post.

Museo Fiorentino della Preistoria "Paolo Graziosi"

Il terzo museo della giornata è stato il Museo Fiorentino della Preistoria.
Il museo è ospitato al primo piano dello storico convento delle Oblate, che ospita anche la Biblioteca delle Oblate. La sede è molto affascinante, un palazzo rinascimentale composto da più edifici e con diversi chiostri e loggiati; anche la biblioteca meriterebbe una visita, contiene anche l'archivio storico del comune.
Noi comunque siamo saliti al primo piano dove c'è il museo della preistoria e siamo entrati gratis grazie alle giornate europee del patrimonio, ma comunque il biglietto è molto economico, mi sembra due euro o poco più.

Il museo è piuttosto piccolino, appena si entra non c'è neanche un ambiente di filtro, si trova subito una stanza con la cassa a destra e l'inizio dell'esposizione. Proprio al centro c'è una teca che conserva lo scheletro di un orso preistorico delle Alpi Apuane, e devo dire che mi è sembrato piccolino!
In questa sala sono anche conservati alcuni teschi di specie diverse di uomini preistorici, tipo il neanderthal e il cro magnon.



Poi si prosegue nella sala principale, molto più ampia, dove è esposto il resto del materiale, organizzata in ordine cronologico.
L'esposizione è interessante, ci sono tanti strumenti come pietre appuntite, frecce, vasi di terracotta, due grosse steli che raffiguarano la dea madre e anche due scheletri che sono stati sepolti insieme, conservati sotto una teca.


La maggior parte dei reperti provengono da ritrovamenti toscani, molti dei quali nell'area fiorentina, ma ci sono anche pezzi provenienti da altre regioni, specialmente del sud Italia.
Il resto del museo è composto da pannelli illustrativi, fotografie e riproduzioni di ritrovamenti, come ad esempio una sepoltura con due scheletri, ma appunto, in fondo sono riproduzioni di vetroresina dipinta...
Ci sono anche due piccoli scenari di vita preistorica realizzati da due terze elementari, con gli omini di das e le capanne di steccolini, sicuramente i bambini si saranno divertiti a realizzarli ma per me erano assolutamente inutili.

La visita è durata poco perchè il museo è piccolo e la collezione non molto vasta, e beh si, è interessante, ma c'è sicuramente di meglio, non mi ha soddisfatta completamente. Però c'è da dire che il biglietto è assolutamente onesto ed il convento delle Oblate è un involucro bellissimo che comunque vale la pena di visitare.

Le Spiagge Bianche di Vada

Ogni estate mi viene voglia di andare al mare alle Spiagge Bianche di Vada, perchè come si prende il sole lì da nessun'altra parte, poi dopo una intera giornata a Vada mi passa la voglia e fino all'estate successiva sono a posto!
Non certo perchè non sia un bel posto, anzi è una spiaggia stupenda, e un giorno a Vada fa abbronzare come una settimanaa Livorno, ma soprattutto la domenica è super affollatissima, caotica e poco tranquilla.

A Vada si arriva comodamente con la macchina percorrendo l'Aurelia, poi si parcheggia nell'enorme posteggio e si raggiunge la spiaggia a piedi. E' una passeggiata di circa 10-15 minuti, ma farsela sotto il sole non è proprio il massimo...
Io di solito uso un'altro accesso, quello all'altezza del Lillatro, dove si può arrivare con la macchina vicinissimo alla spiaggia e scaricare comodamente persone, borse, ombrelloni e ghiacciaie; poi però si deve spostare la macchina in un parcheggio, perchè lì c'è il divieto di sosta e vigili sono onnipresenti e molto solerti nel fare le multe!

La spiaggia è lunghissima, sono diversi chilometri di sabbia candida e fine che congiungono Vada con Rosignano Solvay, con una bella pineta che fa da filtro tra la spiaggia e la strada.
Il colore bianco della sabbia non è proprio naturale, ma è dovuto alla vicina industria Solvay (quella del bicarbonato) che scarica in mare gli scarti della lavorazione della soda, che non sono assolutamente pericolosi, però sbiancano!
In lontananza si vede il lungo pontile che serve alle navi che trasportano le sostanze per la Solvay: attraccano in cima al pontile e scaricano la soda, che poi raggiunge l'industria tramite dei tubi enormi che serpeggiano un po' ovunque tra Vada e Rosignano.


La sabbia bianca e il mare azzurro chiaro fanno somigliare questo tratto di spiaggia ad un luogo tropicale, invece siamo sulla costa degli Etruschi... qua spesso si realizzano servizi fotografici, e da qualche anno si è sparsa la voce anche tra i turisti stranieri, tedeschi in primis, che vengono qui per passare una giornata al mare ed ammirare le famose spiagge bianche.
Sicuramente è una delle spiagge più comode della costa livornese, sia per l'accessibilità sia per il fatto che la sabbia è più agevole degli scogli, e poi c'è la pineta, che permette di rinfrescarsi all'ombra, fare un pisolino al fresco o pranzare comodamente seduti al tavolino. Questo la rende perfetta per le famiglie con bambini e anziani al seguito.
Ci sono anche uno o due stabilimenti balneari che affittano sdraio e ombrelloni, ma io vi consiglio di portarveli da casa (se proprio non riuscite a farne a meno) e sfruttare la spiaggia libera.Soprattutto la domenica le spiagge bianche si traformano in un mercatino all'aperto, sono tantissimi gli stranieri che vendono bigiotteria, accessori vari, tatuaggi all'hennè, ecc, ma passa sempre anche l'omino dei gelati e il mitico Cocco-Coccobello.

A Vada il sole picchia duro, ma non si patisce mai troppo caldo perchè è sempre rinfrescata dalla brezza e dalla pineta. Il vento costante permette agli appassionati di fare sport acquatici come il windsurf e il kitesurf, e non fa accorgere della potenza del sole, infatti le scottature di Vada sono ormai proverbiali e leggendarie...
Eccolo qui il segreto della super-abbronzatura di Vada, oltre al vento: tutto quel bianco riflette il sole e i raggi sono moltiplicati!
Quindi attrezzatevi con la protezione solare, ne ho vista tanta di gente venir via da Vada con la pelle rossa fosforescente!

lunedì 13 settembre 2010

L'Abbazia di San Galgano, l'Eremo di Montesiepi e la Spada nella Roccia

Erano anni che sentivo parlare di questo luogo e desideravo tanto andarci... alla fine ci sono riuscita, e ho visitato l'abbazia e l'eremo di San Galgano per pasquetta del 2006, in compagnia di amici.
Non siamo stati furbissimi a scegliere il giorno, San Galgano per pasquetta era letteralmente assediato di turisti in vena di scampagnate come noi, e c'era un gran casino dappertutto... credo che si possa godere meglio del fascino di questo luogo con una maggior tranquillità e meno schiamazzi.
Però pazienza, il luogo è talmente bello e suggestivo che vale comunque la pena!

Arrivati nei pressi di San Galgano abbiamo lasciato le macchine nel grosso parcheggio ai piedi della collina, e ci siamo incamminati subito in direzione dell'eremo di Montesiepi, decisi a vedere prima quello e poi l'abbazia, che si trova in fondo alla valle.
Ci siamo avviati lungo il sentiero, godendoci una bella passeggiata nel verde, che se fosse anche stato silenzioso sarebbe stato il massimo, comunue...

Prima di partire ci eravamo informati approfonditamente sulla storia di questi luoghi e del santo, così molti di noi (soprattutto quei 3 fissati con i templari e leggende simili) smaniavano di vedere la famosa spada nella roccia di San Galgano, che è conservata appunto nell'eremo di Montesiepi.
L'eremo è una piccola cappella a pianta circolare, dall'architettura molto semplice e spartana, sormontata da una bella cupola formata da mattoni e pietre disposte a strati circolari, molto particolare ed interessante.

Ma la cosa che ci ha attirato tutti fin qua è la spada nella roccia: non quella leggendaria di Artù, ma quella realmente esistente di San Galgano, cavaliere del 1100 circa, che dopo una vita dissoluta a base di carneficine e gozzovigliamenti decide di consacrsi alla preghiera: si isolò in quest'eremo, e piantò la sua spada nella pietra, usandola come croce per le sue preghiere.
Quando morì fu fatto santo, e il luogo attirò pellegrinaggi e monaci, fino alla realizzazione della potente e imponente abbazia, che per secoli ha dominato il territorio circostante.
Entrando nell'eremo la spada si vede subito, se ne sta lì, piantata nella sua roccia e protetta da uno spesso cristallo, per evitare che venga sciupata dai continui toccamenti e anche per scongiurare qualsiasi disgrazia dovuta ai tentativi di scalzarla: pare infatti che chi ci provi faccia una fine pessima...
A testimonianza di ciò nella cappellina a fianco è conservata una reliquia, due bracci rinsecchiti che pare fossero appartenuti a due fratelli che tentarono il colpo, ma furono puntiti dal cielo per tale oltraggio.
Ovviamente visti i miei gusti macabri, i bracci rinsecchiti mi hanno letteralmente conquistata, anche se non credo alla storia della fulminazione divina!

La visita all'eremo in fondo dura poco, l'edificio è piccolissimo, e da vedere c'è solo la spada e la cappellina dei bracci, quindi ci siamo incamminati lungo il sentiero in discesa che porta fino all'abbazia vera e propria.
Qui lo spettacolo è magnifico: nonostante l'abbazia sia in rovina da secoli il suo fascino è immutato, e si leggono ancora nelle vecchie pietre le storie dei monaci, degli uomini brucianti di fede che hanno eretto questo edificio.Una splendida chiesa in stile gotico, edificata nel XIII secolo secondo i canoni dell'architettura cistercense, ricca di riferimenti stilistici che riportano al linguaggio senese e a quello pisano...L'abbazia è ormai sconsacrata da secoli, non c'è più nè la copertura nè il pavimento, molte sue parti sono crollate, e la natura si è lentamente riappropriata di ciò che era suo, anche se qualche restauro conservativo c'è stato...

Ma questo stato di rovina non fa sembrare l'abbazia abbandonata, ma semmai perfettamente reintegrata con il paesaggio, e per chi ha fede è un luogo comunque ricco di misticismo: le pietre sono lisciate da secoli e secoli di passi uman, di ginocchia in preghiera, di vento, pioggia e sole. Alzando gli occhi si vede il cielo, luminoso e azzurrissimo di giorno, profondo e stellato di notte... quale miglior pavimento se non la verde erbetta? è come se il paesaggio delle colline e la chiesa si fossero fuse insieme... un concetto molto francescano direi!

Intorno alla chiesa si snodavano gli altri edifici abbaziali, per la maggior parte nello stesso stato della chiesa, gli ambienti meglio conservati sono il delizioso chiostro interno e la sala capitolare, con le sue belle voltine sorrette da due colonnine semplici e solide.

Alla fine della visita ci siamo concessi dei panini e qualche bicchiere di vino nella vicina osteria-bar-tavola calda, situata vicino al parcheggio (complimenti per i formaggi e per il salame di cinghiale!), e poi siamo andati a rilassarci sui prati che circondano l'abbazia.

Il Viale dei Cipressi di Bolgheri

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e - Ben torni omai -
Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino -
Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh, non facean già male!

Anche questa volta l'introduzione colta è d'obbligo! Con questa poesia, "Davanti a San Guido", il Carducci celebra questi cipressi di Bolgheri, il paese dove ha vissuto 10 anni e dove regnava la sua nonna Lucia (lui era di Castagneto, 10 km più in giù!), e racconta anche che da piccino ai cipressi gli tirava le sassate!Questa zona la conosco benissimo, ci sono venuta tante volte fin da bambina, quando in quinta elementare la gita a Bolgheri e Castagneto è d'obbligo, con tanto di recita finale di poesie del Carducci e disegni del celebre viale dei cipressi...
Il viale dei Cipressi collega il borgo di Bolgheri alla via Aurelia, proprio all'altezza dell'oratorio di San Guido, un piccolo eremo a pianta ottagonale veramente interessante costruito nel '700 e dedicato al santo patrono di Bolgheri, Guido Della Gherardesca (ti pareva!) e molto amato anche a Castagneto.Partendo da San Guido si comincia a risalire il viale, per percorrere quei 4 chilometri che portano a Bolgheri.

Io consiglio vivamente di fare la passeggiata a piedi, anche se non c'è il marciapiede il viale è dirittissimo e poco trafficato, è molto difficile venire schiacciati da una macchina, perchè la si vede arrivare parecchio prima e ci si sposta di lato.
Il viale è affiancato da due filari paralleli di cipressi enormi, ormai secolari, molto fitti, ma non abbastanza da non lasciar filtrare oltre lo sguardo.
Già i cipressi rendono il viale suggestivo, ma quello che davvero affascina è il paesaggio che c'è oltre: colline dolci e verdi, gialle, marroni, ocra, un milione di sfumature, coltivate e a viti e ulivi, un paesaggio rilassante e bucolico che fa sognare milioni di turisti... Direi che è l'immagine perfetta del tipico paesaggio toscano che tutti abbiamo in mente: colline, vitigni, oliveti, cipressi, borghi medievali, profumi, colori...
Più oltre poi le colline diventano più alte e si ricoprono di macchia mediterranea, fino a disegnare il profilo dello spartiacque della catena, che segna anche il confine con il comune di Sassetta e quindi con il territorio pisano.

I terreni che affiancano il viale dei Cipressi fanno parte della Tenuta di San Guido, ovvero il pezzo di terreno coltivato a vite più prezioso del mondo: qui si fanno i vini rossi più pregiati in assoluto, ovvero il Sassicaia e l'Ornellaia, il primo forse più famoso e "nobile" del secondo.
Quando uno dei Della Gherardesca (ora non ricordo quale) decise di mettersi a produrre vino rosso sui suoi terreni compresi tra Bolgheri e l'Aurelia (terreni poveri, pieni di sassi e considerati poco adatti alla produzione di vini di qualità) qualcuno tra i suoi amici lo prese in giro dicendogli "ma cosa vuoi che ci cresca su quella sassicaia!". Ebbene, ci crebbe il vino migliore del mondo, e il Della Gherardesca orgogliosamente lo chiamò Sassicaia.

una gita a Bolgheri

Bolgheri, un antico borgo immerso nelle dolci colline toscane, protetto dal suo castello dalle mura rosse, è ormai indissolubilmente legato alla figura del Carducci, che è nato qui vicino, a Castagneto Carducci, ed a Bolgheri ha vissuto per 10 anni.
Qui viveva la sua amatissima nonna Lucia, e qui è stata sepolta.. Lucia è una vera celebrità del posto, quasi più amata del Carducci stesso, che l'ha anche citata nella sua poesia "Davanti a San Guido":

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giù de' cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia:

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch'è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,
....
O nonna, o nonna! deh com'era bella
Quand'ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio così.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero,
Ove non penso di posarmi più:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Questo è solo uno stralcio, la poesia intera è troppo lunga ma è bellissima, vi consiglio di leggerla, profondamente nostalgica di questi luoghi e anche piuttosto ironica a tratti.

Bolgheri lo conosco benissimo (così come Castagneto), ci sono venuta tante di quelle volte da bimba, col mio nonno e in gita scolastica... poi ci sono tornata da grande, per qualche scampagnata, e poi ci sono tornata ancora e ancora per preparare ben 3 esami di urbanistica e analisi territoriale, ed ho scelto sempre questo territorio, visto che ormai lo conosco come le mie tasche, forse anche meglio dei Della Gherardesca, la nobile famiglia che vive qui da secoli e secoli, discendenti di Ugolino, e che oggi vivono ancora qui e possiedono enormi tenute private.
Si arriva a Bolgheri percorrendo il viale dei Cipressi (di cui vi parlerò più avanti), e mano a mano che si sale verso il borgo si entra in un'atmosfera protetta, isolata dal caos e dalla modernità...
Alla fine del viale la porta di Bolgheri si para davanti a noi: è l'ingresso al castello, circondato dalle sue belle mura di mattoni rossi, con lo stemma del paese, che poi è praticamente lo stesso dei Della Gherardesca.
Il borgo è piccolo, intimo, richiuso su se stesso, ma allo stesso tempo perfettamente integrato con il territorio circostante, domina il paesaggio da secoli, sia visivamente che praticamente: è arroccato su un crinale, e per questo ha una forma allungata.

Passata la porta si arriva in una piccola piazzetta veramente deliziosa, alla destra c'è la chiesina di San Sebastiano, di fronte a noi un giardino piccolo ma curato, con un piccolo pozzo antico, sembra una cartolina...
Da qui si comincia a risalire la viuzza del paese, una tipica stradina medievale, piena di botteghe artigianali che vendono prodotti tipici, vini, artigianato locale...
Quindi si raggiunge presto la piazza principale del paese: una piazza piccola e ben curata, con uno spazio verde fresco e piacevole, circondato dalle casette dalla tipica architettura medievale toscana. Qui c'è una statua che raffigura nonna Lucia, la mitica nonna del Carducci, adorata dal popolo e dal nipote...
E' la statua di una vecchietta seduta, non sembra nulla di che, ma chiunque di voi abbia amato tanto una nonna non potrà non sentire una strizza di tenerezza guardandola.

Proseguendo la passeggiata lungo le stradine di Bolgheri si incontrano antichi portali ad arco, finestrelle fiorite, scalinate ripide ornate di piante, insomma quella atmosfera da piccolo borgo di campagna, tranquilla, riservata ma accogliente, così perfetta da sembrare una tipica immagine da cartolina della Toscana.
Il borgo è piccolissimo, praticamente finisce con le due viuzze dietro la piazza di nonna Lucia, ma qua dietro c'è una piccola sorpresa per il visitatore: un minuscolo delizioso cimitero, un bel giardino con antiche lastre di pietra, le scritte ormai consumate dai secoli... qua è sepolta nonna Lucia, questo è il cimitero che il Carducci ricordava con straziante nostalgia.

Bolgheri si visita in neanche mezza giornata, ma è davvero un borgo delizioso, chiunque ci sia stato se lo porta nel cuore, vale proprio la pena di farci un salto, e poi magari dedicare il resto della giornata a Castagneto Carducci (e un bel piatto di cinghiale alla castagnetana già che ci siete!).
La visita diventa addirittura imperdibile per gli appassionati di vini: questa infatti è la zona di produzione di quelli che sono universalmente riconosciuti come i migliori vini italiani e mondiali, ovvero il Sassicaia e l'Ornellaia.
Qui potete percorrere la strada del vino, che vi porterà ad ammirare i vitigni, ad entrare nelle cantine, a conoscere i produttori, e infine ad assaggiare il frutto della terra nelle enoteche.

Oratorio di Sant'Onofrio, Dicomano

Questa chiesa è davvero molto bella, un gioiello neoclassico degno di Roma, ma situato nello sperduto paesino di Dicomano nel Mugello, e per questo poco conosciuta... Ma non per questo meno degna di interesse! Vi consiglio un bel giro alla scoperta del Mugello, di Dicomano e dell'Oratorio di Sant'Onofrio, non rimarrete delusi, la zona è fantastica.
Io l'Oratorio lo conosco benissimo, forse anche meglio di casa mia visto che ho passato circa 3 mesi a rilevarlo tutto, fino all'ultimo zoccolino battiscopa e fino all'ultima fogliolina dei capitelli, in pieno inverno, con la neve e il freddo pinguino, conosco ogni centimetro e ogni singola pietra di questo edificio!

La chiesa si trova al margine di Dicomano, lungo la via Forlivese che porta al passo del Muraglione.

L'Oratorio è stato costruito tra il 1785 e il 1795 sulla base di un precedente oratorio medievale, su progetto di Giuseppe Del Rosso, all'epoca uno degli architetti neoclassici più in voga del momento, per conto della ricca famiglia Dalle Pozze.
Infatti l'Oratorio per moltissimo tempo è stato un luogo di culto privato della famiglia Delle Pozze e poi dei Vivai (come testimoniano le numerose sepolture all'interno) fino alla fine dell'800, quando venne ceduto alla Pieve di Santa Maria.L'edificio è un esempio da manuale di architettura neoclassica, talmente magnifico che i colleghi del Del Rosso lo prendevano in giro dicendo che aveva fatto una chiesa bellissima in un paesino sperduto, anzichè a Roma.
All'esterno ripropone fedelmente le forme e i canoni del tempio classico, con tanto di pronao ionico e frontone sormantato da tre staute (oggi ne sono rimaste solo due una è venuta giù col terremoto, è messa maluccio ed è conservata all'interno della chiesa).

L'interno è spettacolare: la chiesa è luminosissima, candida e maestosa, con una bella cupola centrale decorata da maestosi archi decorati, due semicupole posizionate una all'ingresso e una all'abside, e delle colonne corinzie imponenti.
I capitelli delle colonne sono in metallo realizzati per stampaggio, così come le decorazioni dei cassettoni delle arcate, e sono uno dei primi esempi di uso del metallo stampato in architettura, sono davvero bellissimi, con le loro foglioline dettagliate e definite, davvero raffinati considerando quando sono stati realizzati.

All'interno, dietro l'altare maggiore è conservato il dipinto duecentesco della Madonna dello Spedale, un'immagine miracolosa adorata in tutto il Mugello, di classico stile bizantino. Purtroppo nei secoli il dipinto si è sciupato e ci è stata rimessa mano più volte, adesso non si legge più cosa c'è scritto sul cartiglio del Bambino, ed è un mistero, non lo sa nessuno!All'inizio la chiesa aveva anche una serie di quattro tele che rappresentavano le 4 virtù teologali, ma adesso è rimasta soltanto la temperanza.
Le pareti laterali sono decorate con candidi bassorilievi che rappresentano angeli, anche se sono angeli adulti con il seno e le curve...Ora, considerando la Temperanza, gli angeli scolpiti, le statue che stavano sul frontone... la chiesa è piena di donnine ignude direte voi! Ebbene si, ci sono parecchie figure mezze ignude e dalle forme sinuose, secondo me Del Rosso era un beccaccino, e in questa chiesa ha reso omaggio alle curve femminili, ma essendo comunque un luogo sacro gli ha appiccicato le alucce tanto per dire che sono angeli! :-D

Passando dietro all'altare maggiore si raggiunge la sagrestia vecchia, ovvero il nucleo medievale del precedente oratorio, con il suo perimetro irregolare, l'altare originario e il dipinto della cricofissione (questo aggiunto dopo). Nel passaggio è conservata la statua caduta giù dal frontone.
Insomma l'Oratorio di Sant'Onofrio è veramente stupendo, è imponente e deciso nel suo stile architettonico, e se ne sta sperduto nel suo bel paesino mugellano!Se passate da quelle parti fateci un salto, merita davvero.
Per accedervi dovete contattare l'anziano parroco, oppure qualcuna delle pie donne che si occupano della manutenzione, perchè di solito è chiuso, oppure potete andarci subito dopo la messa, così siete sicuri di trovarlo aperto. Il pievano è molto disponibile e soprattutto ferrato sulla storia e sulle caratteristiche dell'Oratorio, e anche sulle storie delle antiche famiglie mugellane, e sarà felice di illuminarvi sugli argomenti... almeno con noi lo è stato!

domenica 5 settembre 2010

spiaggia del Fortullino, Livorno

Oggi vi racconto di un'altra spiaggia di Livorno, che si trova esattamente a metà tra Quercianella e Castiglioncello.

Arrivare è abbastanza semplice, la spiaggia si trova lungo l'Aurelia, ed è segnalata da un grosso cartello. Sull'altro lato della strada si apre un'arcata, passandoci sotto si accede ad un ampio parcheggio gratuito, che serve anche come spazio per i camper.
Una volta lasciata la macchina si passa sotto al cavalcavia dell'Aurelia e si sbuca dall'altra parte, nella pineta del Fortullino.
Qui c'è un grande piazzale circondato dalla pineta: c'è un bar-tavola calda che oltre a fare ristorazione gestisce la spiaggia e l'area intorno: infatti affittano ai bagnanti i tavolini da pic nic della pineta e i lettini e gli ombrelloni della spiaggia.
Attraversando il piazzale si arriva finalmente alla spiaggia, che è per metà libera e per metà attrezzata. Prima era libera e basta, da qualche anno però c'è questa specie di bagno...
La parte attrezzata è delimitata ed ha la sabbia (molto probabilmente è sabbia di Tirrenia scaricata lì...), si possono noleggiare lettini, sdraio e ombrelloni; ci sono anche dei lettini messi un po' più indietro, che stanno sull'erba e sono ombreggiati dalla macchia.

La spaiggia libera è tutta intorno al quadratino di spiaggia attrezzata, ed è composta da sassi di medie dimensioni, ammassati insieme a formare una spiaggia. Ai margini invece ci sono gli scogli veri e propri.La pineta è molto comoda, sporattutto per chi tollera poco il sole e per le famiglie con bambini e nonni al seguito: qui si può stare all'ombra, schiacciare un pisolino o dare vita ad un pranzo da spiaggia all'italiana, di quelli con la peperonata, le lasagne al ragù e la zuppa inglese.

Nella spiaggia attrezzata non ci sono mai stata, non mi interessa spendere soldi per una cosa che si può avere gratis...Per quanto riguarda la spiaggia libera devo dire che il mare è molto bello, limpido e pulito, ma i sassi non sono proprio il massimo della comodità.
Sono scomodi, è difficile trovarne uno che sia abbastanza grande e piatto per potersi sdraiare, e ci vuole un certo equilibrio per muovercisi sopra. E poi essendo molto vicina alla spiaggia attrezzata è sempre piena di gente, di bambini rumorosi, di casino insomma...
Però andando sugli scogli la situazione migliora, sono un po' più comodi, e c'è meno gente e meno confusione.
Insomma, la spiaggia è bella ma non è il massimo, in zona c'è molto meglio, ma questa è comoda da raggiungere, sia per il parcheggio che per l'accessibilità, sicuramente migliore rispetto agli scogli del Romito, ma non altrettanto comoda per starci (a meno che non andiate in quella attrezzata ma io ve la sconsiglio, anche per i prezzi...)
Però il panorama è comunque bellissimo, tutto intorno c'è la macchia mediterreanea che ricopre le colline di verde e raggiunge il mare, qua e la qualche bella e segreta villa, Castiglioncello in lontananza e davanti il mare con le isole...

Apro una parentesi:
L'estate il bar del fortullino diventa un punto di ritrovo dei giovani, il giovedì sera si trasforma in una specie di disco-bar sulla spiaggia. Il piazzale si riempie di gente, si balla, si beve, ci si pesta i piedi... io non amo molto queste serate, la musica mi fa schifo c'è troppa gente, troppo casino e il dj è sinceramente sconfortante. Possiede un solo disco, una compilation-accozzaglia dance/revival/commerciale, che mette tutte le sere da 3 o 4 anni, con le stesse canzoni nello stesso ordine, e fa anche finta di mettere i dischi!
Chiusa parentesi.

al Mare sugli scogli di Calafuria, Livorno


Ecco qui un'altra delle mie spiagge scogliose, forse quella che preferisco più di tutte e dove vado al mare più spesso!Anche questa si trova lungo la scogliera del Romito, tra Livorno e la frazione di Quercianella, per la precisione all'altezza della torre di Calafuria.


Per arrivare qui dovete scendere da Livorno in direzione sud, quando vedete la torre di Calafuria con accanto l'omonimo bar-ristorante-discoteca fermatevi, ci siete.La macchina va lasciata lungo la strada, se non arrivate presto la mattina voi e la vostra macchina siete spacciati, per arrivarci sono vivamente consigliati motorini, bici, bus e piedi.
A questo punto scavalcate il guardrail e trovate uno dei tanti sentierini che portano giù agli scogli, sono abbastanza facili da percorrere e non troppo pericolosi, ma purtroppo non sono proprio accesibili a disabili, bambini molto piccoli e nonnine da spiaggia.Una volta arrivati agli scogli si gode di una vista meravigliosa: il mare blu con le isole all'orizzonte, e le colline livornesi, verdi di macchia, che corrono a picco verso il mare e in fondo si trasformano in scogli ampi, lisci e piatti.
Il tratto di mare è molto frequentato soprattutto nei weekend, ma un posto si trova quasi sempre.


Lo scoglio non è comodo e agevole come una spiaggia di sabbia, qualcuno si lamenta che è duro, che ha i bozzi, che non si può piantare l'ombrellone, ma vi assicuro che il posto è di una bellezza sconcertante e alle scomodità ci si passa sopra. L'ombrellone non è indispensabile, la sdraio nemmeno, e gli scogli sono così lisci e piatti che non sono poi così scomodi.
L'acqua è bellissima, pulita e trasparente, ed è subito fonda, non scende lentamente come una spaiggia, ottima per i tuffi, ma la conformazione particolare degli scogli screa una serie di piccole vasche e canali di basso livello collegati al mare dove si possono bagnare anche i pochi sfortunati che non sanno nuotare o hanno paura dell'acqua alta e degli scogli. Però vi assicuro che fare il bagno qua non è affatto pericoloso, ovviamente in condizioni normali, se c'è mareggiata morirete quasi sicuramente spiaccicati su uno scoglio.
Il fondale roccioso è ricchissimo di vita, e questo rende Calafuria una meta molto frequentata dai subaquei di tutta Italia.

La spiaggia è libera, non attrezzata e totalmente gratuita (come è giusto che sia), l'unica concessione alle comodità è che ogni tanto passa il mitico omino dei gelati.



Come vi ho già detto la costa del Romito è bellissima, ci sono dei posti per andare al mare spettacolari e davvero inaspettati, Livorno è molto sottovalutata dagli italiani, ma i Tedeschi si sa che hanno fiuto per i posti belli e sconosciuti, infatti stanno scoprendo il tratto di costa livornese e sono ogni anno di più.
Questo è sicuramente uno dei tratti di costa più suggestivi, è ancora un luogo molto selvaggio e poco o mulla modificato dalla mano dell'uomo.
Dovete proprio venirci!

Cala del Leone, Livorno

Questa spiaggia di Livorno la conosco benissimo, ci sono andata al mare tante di quelle volte, da quando avevo 14 anni ad ora... è una delle mie spiagge preferite! Quando ero adolescente andavo sempre e solo alla Cala (è uno dei posti più in tra i giovani livornesi), negli ultimi anni giro anche altri posti, ma ogni tanto alla Cala ci torno sempre!

Nel titolo ho scitto che la Cala del Leone è una spiaggia estrema, ed ora vi spiego perchè... in pratica non c'è niente di semplice qua, ma è un posto bellissimo e vale la pena sbattersi un po'.
Per arrivarci prendete il Romito da Livorno in direzione sud, passate il ponte di Calignaia, passate il ristorante romito e arrivate fin quasi a Quercianella: prima di Quercianella c'è una curva stretta, e sulla sinistra un mini-parcheggio sterrato: qui c'è la Cala del Leone.
Da lì sopra la strada non potete vederla, perchè tipo 30 metri più in basso, in fondo alla scogliera, ma vi accorgerete di essere arrivati grazie alle centinaia di motorini parcheggiati e al via vai di gente che oltrepassa il guardrail.
Ecco, scavalcate il guardrail, e eventualmente pedinate qualche livornese più esperto: troverete un sentiero (ma sentiero è una parola grossa) che scende lungo la scogliera fino a raggiungere la spiaggia.
La discesa è abbastaza ripida e pericolosa, attenzione a non scivolare, potreste anche spiaccicarvi! per fortuna nel primo tratto c'è la macchia, se si cade ci si può sempre abbarbicare ad un leccio o ad un ginepro, ma nell'ultimo tratto si tratta di una vera e propria scalata sulla roccia nuda!

Una volta arrivati in fondo illesi vi siete meritati il panorama: una spiaggia a mezza luna, circondata da una scogliera altissima, con la ferrovia alle spalle e davanti un mare pulito e cristallino.
La sabbia non è molto fine ed è piuttosto scura, la scogliera è orientata in modo che da dopo mezzogiorno non faccia più neanche un centimetro di ombra... il sole si riflette sulla sabbia scura e si fa cocente, armatevi di protezione solare!
La spiaggia è grande, ma sempre molto affollata, vi consiglio di arrivare presto per accaparrarvi uno dei posti più vicini alla riva, e così trovate pure parcheggio, visto che dopo una certa ora è impossibile trovarlo nelle vicinanze.

La spiaggia è libera, non attrezzata e non sorvegliata: se volete l'ombrellone e la sdraio dovete portarvela, ovviamente a vostro rischio e pericolo, se vi caricate come un ciuco sardo le probabilità di sfracellarsi nella discesa o nella salita salgono...
La Cala del Leone è un punto di ritrovo estivo della balda gioventù labronica, si viene qua, si prende il sole, si spettegola con le amiche, si fanno i cappottini alle nemiche, si guardano i bei ragazzi che fanno le gare di tuffi...
Di sera non è raro che alla Cala venga organizzata qualche spiaggiata con tanto di falò, musica e vino, e di solito gli sconosciuti che si aggregano alla festa sono i benvenuti.
Dopo aver passato una bella giornata al mare dovete rimettere le gambe in spalla e risalire su fino alla strada, cosa forse più difficile che scendere... ma una volta arrivati su potere sempre pensare al milione calorie che avete bruciato nella risalita e mangiarvi un gelato senza sensi di colpa!

mercoledì 1 settembre 2010

Trattoria da Rocco, Mercato di Sant'Ambrogio, Firenze

Rocco è uno dei posticini che preferisco quando rimango a pranzo fuori, perchè mi permette di mangiare in modo veloce ed economico, ma non è un misero panino da mangiare in piedi, anzi da Rocco si può fare un pasto completo con i piatti semplici della tradizione fiorentina, bere un bicchiere di vino rosso e scambiare qualche chiacchiera con il vicino di tavolo o con lo stesso Rocco, che è simpatico e ciarliero.
Rocco si trova all'interno del mercato di Sant'Ambrogio, in piazza Sant'Amborgio, perciò è aperto soltanto a pranzo e chiude prestino, verso le 14-14.30 tutti fuori perchè deve rispettare gli orari di chiusura del mercato.
Tra l'altro il mercato di sant'Ambrogio è forse il mio preferito di Firenze, meno affollato di San Lorenzo, e con merce anche di maggior qualità (sempre se si parla di carne e ortaggi) quindi un giretto ve lo consiglio proprio.

Rocco non è proprio una trattoria comune, con tavolini, cucina a parte, ecc. diciamo che è più un chiosco ampliato, sembra un vagone del tram, i tavolini sono ai lati, e al centro c'è una stretta corsia libera dove passano i camerieri. La cucina è in fondo al "vagone", separata solo in parte dalla zona dei tavolini, e praticamente è a vista.
Nella corsia centrale c'è anche una specie di carrello (che però non si sposta) che contiene i vassoi pieni di cibo (quello che non è preparato espresso), e quindi si può vedere tranquillamente quello che si sta per ordinare.

L'atmosfera è molto familiare e informale, alle pareti ci sono stampe del passato di Firenze, ricordi e cimeli di un secolo, l'apparecchiatura è un foglio di carta gialla, tovaglioli e bicchieri sono di carta. Come ho detto Rocco attacca bottone con tutti, ride, scherza, canta le canzoni e gli stornelli (a me mi tocca sempre quello sulle donne di porto eheheh) e si arricciola i baffoni con le dita.

Il servizio è velocissimo, in pochi minuti si viene serviti, anche perchè la maggior parte dei piatti sono già pronti, e altrettanto velocemente si mangia e ci si leva di torno, perchè i turni sono serrati, d'altronde non è proprio una trattoria classica, ma direi che è più una trattoria-fast food.
Il vino è il famigerato Dodici di Rocco, bottigliona di rosso da tavola ignorante quanto basta per accompagnare trippa e ribollita, in tavola viene portata la bottiglia (anche già cominciata) e vi servite quanto vi pare, se la finite ve ne portano subito un'altra, tanto viene pagato al litro, ovvero in base a quanto se ne consuma, più onesto di così!

Il menu è semplice e chiaro: tutti i primi costano 3 euro, i secondi 4, i contorni 3 o 2,50 (non mi ricordo bene) e i dolci 2 euro. In questo modo per un pasto completo si va a spendere all'incira sui 15 euro, vino acqua e coperto compresi, davvero poco.

Tutti i piatti sono piatti tradizionali, semplici e poveri della cucina fiorentina: non troverete la bisteccona con l'osso, ma la pappa al pomodoro, la ribollita, minestra di farro, minestra di fagioli, pasta alla carrettiera (la mitica pasta alla carrettiera di Rocco, pesantuccia ma divina!), trippa alla fiorentina, trippa in insalata, spezzatino con le patate, roastbeef, zucchine ripiene di macinato, piselli e pancetta... tutti buonissimi e dal sapore molto casalingo.
I dolci sono semplici e presentati molto bene, ed è possibile anche scegliere un piatto di frutta. Spesso Rocco alla fine il dolcino o la frutta ce lo offre lui :-)Insomma per me è la soluzione perfetta per mangiare cose normali, di tutti i giorni, invece che il solito panino tapino, anche quado sono fuori casa a pranzo e quando ho una certa fretta.

E poi il bello di Rocco è che ti fa sedere accanto a perfetti sconosciuti con cui si attacca subito a chiacchierare, mi è capitato di pranzare con turisti americani e giapponesi, ma anche col capitano della Fiorentina (io da brava ignorante in fatto di calcio non lo sapevo chi era quel bel ragazzo, me l'ha detto Rocco perchè tutti gli facevano le foto col telefonino)!

Come avrete capito io ADORO mangiare da Rocco!Anche se al mio caro Rocco qualche appunto lo devo fare: ultimamente si è sparsa la voce tra i turisti beceri, che cominciano a frequntare Sant'Ambrogio assiduamente (spero che non sia destinato a trasformarsi in un nuovo San Lorenzo...) e Rocco ha ridotto un po' la quantità delle portate nei piatti, prima erano gigantesche, adesso sono normali...E poi Rocco si è tagliato i baffoni alla Vittorio Emanuele!!! A me piaceva tanto quando se li arricciolava col dito! Adesso ha sempre dei bei baffoni folti, ma non ha più quel ricciolo retrò che mi piaceva tanto :-D mannaggia!

(ho pubblicato questo testo anche su Trivago)
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