Erano anni che sentivo parlare di questo luogo e desideravo tanto andarci... alla fine ci sono riuscita, e ho visitato l'abbazia e l'eremo di San Galgano per pasquetta del 2006, in compagnia di amici.
Non siamo stati furbissimi a scegliere il giorno, San Galgano per pasquetta era letteralmente assediato di turisti in vena di scampagnate come noi, e c'era un gran casino dappertutto... credo che si possa godere meglio del fascino di questo luogo con una maggior tranquillità e meno schiamazzi.
Però pazienza, il luogo è talmente bello e suggestivo che vale comunque la pena!
Però pazienza, il luogo è talmente bello e suggestivo che vale comunque la pena!
Arrivati nei pressi di San Galgano abbiamo lasciato le macchine nel grosso parcheggio ai piedi della collina, e ci siamo incamminati subito in direzione dell'eremo di Montesiepi, decisi a vedere prima quello e poi l'abbazia, che si trova in fondo alla valle.
Ci siamo avviati lungo il sentiero, godendoci una bella passeggiata nel verde, che se fosse anche stato silenzioso sarebbe stato il massimo, comunue...
Prima di partire ci eravamo informati approfonditamente sulla storia di questi luoghi e del santo, così molti di noi (soprattutto quei 3 fissati con i templari e leggende simili) smaniavano di vedere la famosa spada nella roccia di San Galgano, che è conservata appunto nell'eremo di Montesiepi.
L'eremo è una piccola cappella a pianta circolare, dall'architettura molto semplice e spartana, sormontata da una bella cupola formata da mattoni e pietre disposte a strati circolari, molto particolare ed interessante.
Ma la cosa che ci ha attirato tutti fin qua è la spada nella roccia: non quella leggendaria di Artù, ma quella realmente esistente di San Galgano, cavaliere del 1100 circa, che dopo una vita dissoluta a base di carneficine e gozzovigliamenti decide di consacrsi alla preghiera: si isolò in quest'eremo, e piantò la sua spada nella pietra, usandola come croce per le sue preghiere.
Quando morì fu fatto santo, e il luogo attirò pellegrinaggi e monaci, fino alla realizzazione della potente e imponente abbazia, che per secoli ha dominato il territorio circostante. Entrando nell'eremo la spada si vede subito, se ne sta lì, piantata nella sua roccia e protetta da uno spesso cristallo, per evitare che venga sciupata dai continui toccamenti e anche per scongiurare qualsiasi disgrazia dovuta ai tentativi di scalzarla: pare infatti che chi ci provi faccia una fine pessima...
A testimonianza di ciò nella cappellina a fianco è conservata una reliquia, due bracci rinsecchiti che pare fossero appartenuti a due fratelli che tentarono il colpo, ma furono puntiti dal cielo per tale oltraggio.
Ovviamente visti i miei gusti macabri, i bracci rinsecchiti mi hanno letteralmente conquistata, anche se non credo alla storia della fulminazione divina!
La visita all'eremo in fondo dura poco, l'edificio è piccolissimo, e da vedere c'è solo la spada e la cappellina dei bracci, quindi ci siamo incamminati lungo il sentiero in discesa che porta fino all'abbazia vera e propria.
Qui lo spettacolo è magnifico: nonostante l'abbazia sia in rovina da secoli il suo fascino è immutato, e si leggono ancora nelle vecchie pietre le storie dei monaci, degli uomini brucianti di fede che hanno eretto questo edificio.Una splendida chiesa in stile gotico, edificata nel XIII secolo secondo i canoni dell'architettura cistercense, ricca di riferimenti stilistici che riportano al linguaggio senese e a quello pisano...L'abbazia è ormai sconsacrata da secoli, non c'è più nè la copertura nè il pavimento, molte sue parti sono crollate, e la natura si è lentamente riappropriata di ciò che era suo, anche se qualche restauro conservativo c'è stato...
Ma questo stato di rovina non fa sembrare l'abbazia abbandonata, ma semmai perfettamente reintegrata con il paesaggio, e per chi ha fede è un luogo comunque ricco di misticismo: le pietre sono lisciate da secoli e secoli di passi uman, di ginocchia in preghiera, di vento, pioggia e sole. Alzando gli occhi si vede il cielo, luminoso e azzurrissimo di giorno, profondo e stellato di notte... quale miglior pavimento se non la verde erbetta? è come se il paesaggio delle colline e la chiesa si fossero fuse insieme... un concetto molto francescano direi!
Intorno alla chiesa si snodavano gli altri edifici abbaziali, per la maggior parte nello stesso stato della chiesa, gli ambienti meglio conservati sono il delizioso chiostro interno e la sala capitolare, con le sue belle voltine sorrette da due colonnine semplici e solide.
Alla fine della visita ci siamo concessi dei panini e qualche bicchiere di vino nella vicina osteria-bar-tavola calda, situata vicino al parcheggio (complimenti per i formaggi e per il salame di cinghiale!), e poi siamo andati a rilassarci sui prati che circondano l'abbazia.
Nessun commento:
Posta un commento