domenica 24 ottobre 2010

Escursione al Passo di Dante - San Giuliano Terme

Per il 25 Aprile siamo andati a fare un'escursione di trekking e la meta scelta è stato il Passo di Dante, amena località nei paraggi di San Giuliano Terme (provincia di Pisa) che si chiama così perchè fu citato proprio da Dante nel XXXIII canto dell'inferno, dove lo descrive come il "monte per cui i Pisan veder Lucca non ponno".
Infatti il Monte San Giuliano in questo preciso punto divide la piana Pisana da quella di Lucca, ed impedisce la vista reciproca alle due città.
I versi di Dante testimoniano anche il secolare astio verso i pisani, malvoluti un po' dappertutto ;-P


il monumento con la lapide che ricorda i versi di Dante

Tornando alla nostra gita, si tratta di una bella camminata attraverso i Monti Pisani, lungo sentieri CAI ben segnalati che girano intorno alle alture e che offrono vedute diverse ad ogni svolta.
Stando proprio sul passo di Dante si gode di una vista spettacolare: alla nostra destra la città di Lucca, di cui si distinguono bene le mura antiche, e alla sinistra si apre la piana Pisana, si vede tutta Pisa dall'alto e si distinguono anche la Torre Pendente ed il Duomo dell'Assunta. Non era una giornata particolarmente limpida, ma la vista riusciva a spaziare da Viareggio fino a Livorno e alle Colline Livornesi... Oltre la pianura scintilla il mare, e si distinguono bene anche le isole dell'Arcipelago Toscano.

da qui si vede Pisa!

E' un percorso piuttosto facile anche se abbastanza faticoso a causa delle salite. Comunque ve lo consiglio, il dolce paesaggio dei Monti Pisani merita lo sforzo, e la vista di cui si gode dal Passo di Dante è la giusta ricompensa alla fatica fatta per raggiungerlo!


di qua invece si vede Lucca!
Francy fa la giocoliera
il sole tramonta oltre la capoccia di Dante

giovedì 21 ottobre 2010

Residence la Tana dell'Istrice, Cutigliano (Abetone)

Sono stata in questo residence per festeggiare il capodanno a cavallo tra il 2006 e il 2007 insieme ai soliti amici sulle montagne dell'Appennino Pistoiese, a Cutigliano, un antico paesino carinissimo molto vicino all'Abetone, ma per fortuna un po' meno invaso dal turismo di massa, visto che all'Abetone il 50% delle persone sono livornesi, e il restante 50% sono fiorentini, avrei rivisto le stesse facce che vedo tutti i giorni!
Il residence è stato scelto dal mio amico Dario, e noi ci siamo fidati (a ragione) della sua scelta, il posto si è rivelato molto bello e confortevole, e il prezzo equo, considerando che eravamo nel periodo "caldo" del capodanno in una località di montagna: un appartamento per quattro persone affittato per una settimana ci è costato complessivamente 600 euro, quindi 150 a testa.

Il residence la Tana dell'Istrice è un complesso di appartamenti in classico stile montano, con uso abbondante di legno, terrazzi con vista sui monti. Ci sono appartamenti di diverse tipologie e dimensioni, noi abbiamo preso quello da 4 persone che era situato al primo piano dell'edificio.
L'appartamento era carino e molto funzionale, non grandissimo, ma ben organizzato, con un salottino con divano-letto e angolo cottura, una camera matrimoniale e un bagno con doccia. In salotto c'è un caminetto, e appena fuori dal portone una legnaia a nostra dispoziosizione per accendere il fuoco ogni volta che volevamo.
La cucina è dotata di stoviglie per 4 persone, fornelli e acquaio, piccolo frigorifero e fornetto a microonde.
Oltre al caminetto che scalda fino ad un certo punto, c'è il riscaldamento autonomo e regolabile (sennò si moriva di freddo!) che ci ha tenuti al calduccio, ma a differenza della legna che è compresa nel prezzo il riscaldamento si paga alla fine del soggiorno in base al consumo.
Dal salotto e dalla camera si accede ad un ampio terrazzo con vista sulle montagne dove si possono mettere le sdraio e fare colazione fuori, mentre sul retro ogni appartamento è dotato del suo bel barbeque di muratura.
Abbiamo trovato l'appartamento pulitissimo, e dotato di scopa e mocio per mantenerlo tale. Alla fine del soggiorno non è obbligatorio riconsegnarlo tutto pulito, ma la cucina sì, altrimenti si paga un supplemento, e allo scopo è stata lasciata in dotazione solo una spugnetta. Per fortuna che mi ero portata da casa lo Svelto (donna previdente!).

L'edificio è una classica baita di montagna suddivisa in tanti piccoli appartamenti, ma ci sono anche un paio di chalet indipendenti che credo si possano affittare interi. Il tutto è immerso in un bellissimo bosco di castagni sul fianco di una montagna.Il residence è gestito da un famiglia di Prato, gentilissima e molto disponibile, che va contattata direttamente per la prenotazione e per concordare l'arrivo.
A parte gli appartamenti non c'è altro, tipo aree comuni, non c'è ristorante (ma è convenzionato con il ristorante di un agriturismo vicino) o reception, i propietari alloggiano in uno chalet a pochi metri di distanza e vanno chiamati per telefono se c'è bisogno di qualcosa.
A disposizione degli ospiti, ma solo d'estate, vengono fornite anche le mountain bike per le escursioni in bici.


I dintorni del residence sono davvero molto belli, ma è anche abbastanza isolato. Per arrivare al paese di Cutigliano c'è da fare un pezzetto di strada, e per arrivare alle piste dell'Abetone bisogna per forza prendere la macchina.. .e non confiderei troppo nei mezzi pubblici, non ne ho visto passare neanche uno!
La strada per arrivare alla Tana dell'Istrice è ripida, tortuosa e piena di tornanti, se è inverno sarà molto probabilmente ricoperta di ghiaccio e neve diventando pericolosa, io già mi immaginavo i soccorritori che mi ritrovano a fondovalle a Pistoia e capivano con orrore che ero venuta giù dal monte a retromarcia... ma per fortuna non è successo!
Vita notturna zero, per i festeggiare il capodanno siamo andati in Piazza all'Abetone che è l'unico luogo leggermente mondano. Ma in compenso la tranquillità di Cutigliano è impareggiabile!
Beh siamo stati molto bene in questo residence, abbiamo passato un bel capodanno tra amici, e siamo riusciti a spendere molto poco grazie al fatto di poter evitare le altre spese cucinandoci da soli (con la spesa fatta a casa dalla mamma!), anche se le coccole e i vizi di un hotel sono un'altra cosa rispetto all'arrangiarsi!
Ah, come al solito il tempo non ci ha minimamente aiutati, non è venuto giù neanche un fiocchetto di neve ma in compenso ha piovuto tutti i giorni, quindi non abbiamo nemmeno potuto sciare!


Per informazioni:
Residence la Tana dell'Istrice
Strada Provinciale Popiglio Fontana Vaccaia
51020 Cutigliano
Telefono:+390(347)3203408 begin_of_the_skype_highlighting +390(347)3203408 end_of_the_skype_highlighting

lunedì 18 ottobre 2010

Firenze, la casa di Babbo Natale alla Stazione Leopolda

Una domenica pomeriggio poco prima di Natale sono stata alla stazione Leopolda di Firenze insieme al mio ragazzo, mia cugina, suo marito e la pargoletta di due anni e mezzo, per vedere la casa di Babbo Natale.
Devo dire che non mi aspettavo così tante cose all'interno della Leopolda, e soprattutto non mi aspettavo così tanta gente! Dopo mezz'ora i due uomini erano già stufi di scansare passeggini e fare lo slalom tra le mamme, ma abbiamo tenuto duro!


All'ingressso della stazione c'era un cannone che sparava neve, appena l'ha visto la mia nipotina è impazzita e ci è voluta andare sotto. L'eroica zia (ovvero io) si è offerta volontaria per portarla a giocare nella neve e farle qualche foto, tanto è neve vera, diceva l'ignara cugina, non è polistirolo tritato, non ti rimane nei capelli... dopo qualche minuto l'amara realtà: non era neve, bensì schiuma, orrida schiuma che mi ha sporcato capelli, cappottino, scarpe e pantaloni...
Dopo aver passato 10 minuti buoni a ripulire me e la pargola, ci siamo avviati alla biglietteria: 7 euro l'ingresso per adulti, 6 il ridotto, gratis per bambini sotto i 3 anni. L'ho trovato abbastanza caro sinceramente, considerando che dentro tanto si spendono altri soldi.
Mentre il babbo faceva la fila per i biglietti io e la bimba abbiamo fatto delle foto con un enorme orso bianco finto (bellissimo) e con la statua di Babbo Natale; poi siamo entrati, e nella stanza all'ingresso abbiamo parcheggiato il passeggino nello spazio apposito, e questa è stata un'ottima idea perchè gia dentro non ci si girava dalla folla, se ci mettiamo pure passeggini e carrozzine diventava un caos.

All'interno, tra musiche natalize (c'era perfino "viva viva l'olio d'oliva" con arrangiamento christmas-time!), profumi di cannella e pino e luci colorate, una distesa di bancarelle del più classico dei mercatini natalizi: vendevano di tutto, dalle decorazioni per l'albero e per la casa ai piccoli oggetti di artigianato, ai presepi. C'erano delle cose veramente belle, come dei centrotavola fatti con stecche di cannella e corteccia d'albero, o delle ceramiche artigianali a tema natalizio... io e mia cugina volevamo comprare alla bimba la coroncina di Santa Lucia, ma costava veramente troppo... come tutto del resto! I prezzi erano davvero alti, ma considerando che erano tutti prodotti artigianali abbastanza compresibili.

Nella parte destra della Leopolda avevano allestito lo spazio dedicato alla gastronomia: non molto grande per la verità, ma molto ben fornito: c'era lo stand della cioccolata, quello dei prodotti altoatesini (dove ho mangiato un panino al prosciutto affumicato squisito e mi sono comprata lo speck!). Peccato che i tavolini e le panche fossero davvero poche per sistemare tutte le persone affamate, abbiamo dovuto aspettare che si liberasse un posto e poi stringerci accanto ad altre persone sconosciute, ma è stato piacevole alla fine, abbiamo fatto conoscenza con una famiglia con due bambine davvero simpatiche :-)


Quindi abbiamo cercato di avvicinarci al fondo della stazione, dove c'erano le cose più interessanti per i bimbi, ed è stata un'impresa, tra lo slalom tra le persone e mia nipote che doveva toccare tutti gli animalini morbidi di peluche e stoffa che incontrava. Alla fine, con il babbo e lo zio che sbuffavano come treni a vapore, ce l'abbiamo fatta: davanti a noi c'erano altri 2 orsi giganti, tutti illuminati a festa, e la slitta con le renne (di peluche ma a dimensioni reali) di Babbo Natale. Mia nipote, che era un po' rimbecillita dal pisolino pomeridiano, si è risvegliata di botto!
In un altro angolo c'era l'ufficio postale di Babbo Natale: dei piccoli tavolini con fogli e pennarelli permettevano ai bimbi di scrivere la letterina a Babbo Natale (mia nipote, ancora analfabeta, ha disegnato per lui un grillo e una cimice, è appassionata di insettti), poi si consegnava la letterina ad uno dei folletti che le metteva su un carrettino e le trasportava non si sa dove.
In un altro angolo c'era la coda più lunga di tutte: quella per incontrare Babbo Natale in persona... mia cugina con la bimba s'è fatta diligentemente tutta la fila mentre noi ci sbafavamo il panino al prosciutto, quindi siamo riusciti a far incontrare la pargoletta con Babbo Natale... è letteralmente impazzita, l'avevo sulle spalle e ha cominciato a tirarmi i capelli, a schiaffeggiarmi e a urlare "ciao Babbo Natale ciao, sono Emma, sono stata buonissima!", era troppo bello vedere la sua gioia negli occhi, quindi ho sopportato pure le sue manine torturatrici, sono proprio Santa Clau :-)


Durante l'incontro con Santa Claus (quello vero, non la santa zia) un fotografo professionista scattava foto, che poi aggiustava in pochi secondi al computer e vendeva alla modifca cifra di 5 euro. Noi le foto ce le siamo fatti da soli :-) C'era anche un presepe molto grande dove potevi mettere il tuo pargoletto al posto di gesu bambino per le foto ricordo, ma mia nipote non ha voluto sapere, credo che fosse turbata dal bue e dall'asinello... però ha voluto la foto dietro alla sagoma da sbirro! :-D


Alla fine siamo usciti da questo tour de force natalizio, tutti piuttosto stanchi e innervositi dalla ressa, veramente pressante, ma contenti di vedere le scintille negli occhi della bambina...Sicuramente è un posto ideale dove portare i bambini sotto Natale, ma consiglio di andare durante la settimana e di evitare i festivi e le domeniche.
I prezzi sono piuttosto alti, però le cose esposte nel mercatino erano proprio belle, anche se ho comprato solo lo speck e un cerchietto con le corna da renna per il mio cane (era da bambini ma la dimensione della testa era quella della mia canina!) ho comunque scippato alcune idee molto carine per le decorazioni e gli addobbi di Natale

mercoledì 13 ottobre 2010

Chiesa e Farmacia di Santa Maria Novella, Firenze

Santa Maria Novella è una delle chiese più celebri di Firenze, e probabilmente anche la mia preferita. E' stata costruita dai frati Domenicani nella seconda metà del 1200 in stile gotico, ed è diventata subito uno dei principali modelli di rfierimento per il gotico italiano.
La chiesa è stata progettata da alcuni frat-tecnici dell'ordine, mentre la facciata invece è rinascimentale ed è opera del Leon Battista Alberti.

La chiesa esternamente si presenta con l'aspetto tipico dell'architettura medievale fiorentina: massiccia, sobria in pietra forte, una pietra semplice, non ricercata. Sembrerebbe una chiesa molto "riservata", rivolta all'interno, se non fosse per le tre enormi finestre vetrate dell'abside, veramente bellissime oltre che molto innovative per l'epoca vista l'altezza delle aperture.
L'interno è un vero capolavoro di archittetura gotica: intendo il gotico italiano, se vi aspettate cose alla Notre Dame rimarrete delusi, perchè quella è in gotico francese che è molto diverso. Il gotico italiano è nato prima ed ha stabilito i canoni e le regole dello stile; in francia poi lo stile è stato reinterpretato ed ha dato origine alle cattedrali tutte pinnacoli e archi svettanti.
Il gotico di Santa Maria Novella è sobrio, severo ed essenziale, i suoi ornamenti non sono le sculture elaborate e le volte azzardate, ma si orna delle qualità più semplici: la geometria rigorosa, i contrasti tra i colori dei materiali, l'abilità costruttiva.

La struttura è a croce commissa, a tre navate; gli archi sono a sesto acuto, anche se l'ogiva non è molto aguzza, e la copertura è a volte a crociera. Gli archi che separano le navate ed i costoloni delle volte sono decorati semplicemente intervallando conci verdi e bianchi e creando un effetto molto particolare.
Le campate man mano che si avvicinano all'abside riducono la propria amipezza, accentuanto l'effetto prospettico e dando l'illusione che la navata sia ancora più lunga del reale. Questo testimonia l'estrema abilità di chi l'ha creata: c' stato un attento studio della prospettiva, in un epoca in cui non era ancora conosciuta.
Sopra l'altare è stato recentemente ricollocato il celebre crocifisso ligneo del Brunelleschi, finalmente restaurato (anche se spesso se ne va a giro per il mondo per mostre temporanee, recentemente è stato in Giappone!).
L'ambiente interno è stupendo nella sua semplice perfezione data dalla geometria, ed è luminosissimo grazie alle tre grandi finestre dell'abside.

La facciata dell'Alberti rappresenta la sintesi di tutti gli ideali di bellezza e di proporzione del rinascimento: una facciata "disengata", modulare, geometrica e organizzata da precise regole e proporzioni geometriche, legate alla sezione aurea e perfettamente inscrivibile in quadrati (uno grande e diversi piccoli). I due riccioli laterali al secondo livello sono orpelli appiccicati lì in epoca barocca, immaginatevi la facciata senza i riccioli e provate a trovare proporzioni più perfette!

Santa Maria Novella non è soltanto una chiesa, è un vero e proprio complesso monastico con un cimitero, un orto botanico, il refettorio e diversi chiostri. Anche questi ambienti sono stupendi e decorati con affreschi spettacolari e meritano una visita.

I monaci di Santa Maria Novella coltivarono per secoli le erbe officinali nel loro orto (giardino dei semplici) ed il complesso monastico era dotato anche di una farmacia (o meglio erboristeria) dove vendeva i suoi prodotti. Oggi la Farmacia di Santa Maria Novella è ancora aperta, è la più antica farmacia d'Europa, attiva ininterrottamente da 500 anni. La farmacia merita assolutamente una visita: è bellissima, sembra una cappella, con antichi scaffali in legno e vasi di ceramiche raffinate e antiche. I prezzi sono alti ma i prodotti ch vende sono di qualità altissima. Qui è possibile anche comprare il celebre Alchermes dei Frati di Santa Maria Novella, io ci venivo ogni tanto a comprarlo con mia zia quando ero piccola (così poi la mia nonna ci faceva la zuppa inglese!) ed ero letteralmente rapita dalla Farmacia...

Santa Maria Novella è una tappa imperdibile di ogni visita a Firenze, ma vi consiglio di fare un salto anche all'erboristeria (l'accesso è da via della Scala), anche se non comprate nulla rimarrete a bocca aperta!

lunedì 11 ottobre 2010

Museo Piaggio Giovanni Alberto Agnelli - Pontedera

Questa settimana sono stata al museo Piaggio di Pontedera... non c'ero mai stata ma ne avevo sentito parlare tanto, anche dal mio ragazzo che ha lavorato per un periodo nella fabbrica Piaggio lì accanto e che lo aveva visitato diverse volte; l'occasione giusta è capitata l'altra sera, il museo è rimasto aperto per la presentazione serale di una mostra temporanea allestita nella sala-auditorium e così ho approfittato per visitare anche l'esposizione permanente.

Cosa c'è al museo Piaggio? le testimonianze di quasi cento anni di storia italiana, l'Italia della Gilera, dell'Ape ma soprattutto della Vespa. Tante Vespe, di ogni tipo e di ogni epoca, bellissime!Il museo è ospitato in un enorme capannone che una volta era l'attrezzeria della fabbrica, e lo spazio interno è concepito come un grande open space dall'architettura semplice e moderna; lo spazio principale è tutto dedicato alla Vespa e alle sue evoluzioni, mentre un piccolo soppalco custodisce una carrellata di modelli Gilera, tra cui il primo del 1909 (quello che pare un bici a motore!).
Appena si entra nell'atrio del museo sulla destra si vede il bellissimo archivio storico Piaggio, una galleria rivestita in legno chiaro, con migliaia di raccoglitori e qualche tavolino per la consultazione; peccato che l'ingresso sia riservato agli addetti, una guardia giurata protegge il prezioso contenuto e non ho potuto togliermi la curiosità di aprire uno di quei raccoglitori per vedere cosa c'è dentro.

una luuuunga Vespa!

Il museo raccoglie alcuni modelli storici, quelli che hanno cambiato la storia del trasporto in Italia e in Europa, e anche alcuni modelli speciali e rarissimi, spesso pezzi unici, costruiti per occasioni particolari o legati a personalità celebri.
Appena entrati nella sala espositiva ci accoglie una delle Vespe più particolari, una Vepsa col lanciarazzi prodotta dall'esercito francese intorno al 1956, corredata anche dalle sue munizioni.
La Vespa Tap del 1956, con lanciarazzi per l'esercito

Proseguendo si incontra la Vespa Monthlery e la Vespa Siluro, modelli unici costruiti negli anni '50 per battere diversi record mondiali: la Vespa Siluro è fighissima, sembra un incrocio tra un veicolo di James Bond ed un'illustrazione di fantscienza degli anni '50, e nel 1951 arrivò all'incredibile velocità di 171 km/h.


La Vespa Siluro del 1951

Poi c'è una Vespa assurda, anfibia e con le pale da elicottero, che è stata costruita per il film Agente Segreto Smart, sembra uscita da un cartone animato!
C'è anche una Vespa Mucca, con manto pezzato e tagli di carne in vista, e accanto la Vespa gigante, fedelissima all'originale (eccetto per il motore in legno), solo molto più grande!

La Vespa del film Agente Speciale Smart
La Vespa Gigante e la Vespa Mucca

Tutte le Vespe conservate sono "aperte" e si possono toccare (anche se è proibito salirci sopra o aprire gli sportelli delle Api), ma ce n'è un'unica racchiusa in una teca di vetro: è la Vespa di due studenti spagnoli che nel '62 intrapesero un viaggio da Madrid ad Atene; durante il loro viaggio incontrarono anche il Papa, ma soprattutto incontrarono Salvador Dalì che con un colpo di pennello autografò la carrozzeria della Vespa rendendola unica e storica.

La Vespa autografata da Salvador Dalì
Al Centro dell'open space sono messi in cerchio i modelli storici della Vespa, quelli più celebri e comuni, come la Primavera, la Vespa Sidecar e il mitico 50 Special.
Dietro a loro c'è la testimonianza di come la Vespa si sia evoluta anche in direzione tre e quattro ruote: l'Ape, che è nata come Vespa a tre ruote (infatti all'estero era commercializzata come Vespa commercial) e che ha avuto un ruolo importantissimo nella ripresa dell'economia italiana nel dopoguerra, infatti il suo slogan era "Ape, il veicolo che ti aiuta a guadagnare". La più curiosa è sicuramente l'Ape dei pompieri, rossa fiammante e dotata di estintori, sirena e barella, ma c'è anche l'Ape Calessino e l'Ape Cassone. E poi c'è la più curiosa di tutte, la Vespa 400 ovvero l'unica Vespa a 4 ruote!Alla fine ci sono anche i modelli nuovi, quelli prodotti negli ultimi anni, che però secondo me non hanno più niente del fascino della Vespa originale.
L'Ape dei Pompieri

Il percorso all'interno del museo è libero, le Vespe sono esposte in maniera semplice e apparentemente disordinata, alcune sono riposte in una specie di scaffale gigante, e tutte sono accompagnate da un cartello con una didascalia esplicativa in italiano e inglese. Dietro ed intorno ci sono pannelli informativi che raccontano la storia di questa grande e mitica fabbrica, soffermandosi sui personaggi che l'hanno resa gloriosa, come gli Agnelli, ed illustrano la società italiana nel tempo attraverso pubblicità d'epoca.



Il museo Piaggio ci è piaciuto tantissimo, è un pezzetto di storia italiana, un capitolo che amo particolarmente, e vale sicuramente la pena di farci un salto, anche se non siete vespisti rimarrete affascinati!E poi l'ingresso è gratuito ;-)
Il museo è aperto dal mercoledì al sabato, dalle 10 alle 18, e raggiungerlo è semplicissimo, è situato in Viale Piaggio, accanto alla fabbrica, e visto che Pontedera è una cittadina nata intorno alla Piaggio non è difficile trovarla visto che è il fulcro della città!
Per informazioni:

mercoledì 6 ottobre 2010

Santuario di Montenero, Livorno

Questa è una delle chiese più famose di Livorno, è un santuario dedicato alla Madonna di Montenero, molto frequentato da fedeli e pellegrini di tutta Italia, specialmente da quando è stato meta di una visita da parte del vecchio Papa Giovanni Paolo II.La Madonna di Montenero è molto venerata e pare anche autrice di numerosissimi miracoli, a testimonianza di ciò c'è una ricca galleria di ex-voto.

Il Santuario è a Montenero, una frazione di Livorno arroccata in cima ad una ripida collina, con un borgo molto carino ed una vista spettacolare. Per arrivare a Montenero alto si devono percorrere stradine strette e ripidissime, è meglio lasciare la macchina nel grande parcheggio adiacente e fare un pezzetto di strada a piedi, oppure lasciare la macchina a Montenero basso e prendere la funicolare, che è anche divertente e proprio quest'anno ha festeggiato i suoi cento anni.
Finalmente si arriva nella grande piazza di Montenero, dominata dal Santuario che la chiude su tre lati e dal suo campanile; davanti al sagrato ci sono numerose bancarelle che vendono medagliette e altri oggetti votivi.

La chiesa esternamente non è particolarmente interessante; l'interno invece è sontuoso, la chiesa è grande e ricchissima, tutto un trionfo di oro, stucchi, decorazioni, affreschi, dipinti, enormi lampadari pendenti; l'ambiente è un po' buio e tutte queste decorazioni opulente le danno un po' l'aspetto di una vecchia signora troppo ingioiellata... a me è sempre sembrata sovraccarica. Del resto il santuario è settecentesco, era lo stile dell'epoca anche se a me non piace granchè.
Devo dire che pur essendo molto interessata all'architettura e all'arte sacra non sono particolarmente credente, da piccola al Santuario mi ci portava spessissimo mia nonna che era devotissima alla Madonna di Montenero, ma poi crescendo ho continuato a visitarlo non tanto come luogo di fede, ma per le sue altre due attrazioni: le grotte e la galleria degli ex-voto.

Le grotte sono appunto cavità scavate nella roccia e collegate da cunicoli e corridoi, in alcune sono state trovate anche sorgenti d'acqua che continuano a scorrere, e alcune sono state usate come nicchie per statue religiose; ce ne sono tantissime, molte delle quali non ancora aperte al pubblico, e ogni tanto ne saltano fuori alcune nuove. Le grotte risalgono al 1300, quando erano usate come rifugio dai briganti locali; in tempo di guerra sono state usate anche per ripararsi dai bombardamenti. A me piace andarci nel periodo di Natale, quando sono tutte illuminate dalle lucine ed ospitano tanti presepi, mi sembra che sia una competizione per il presepe più bello.

La galleria degli ex-voto è la parte che preferisco: una lunga esposizione di quadri e oggetti di ogni tipo che illustrano i miracoli della Madonna di Montenero; alcuni dei dipinti sono stati realizzati da famosi pittori locali come Giovanni Fattori e Renato Natali. Sono quasi tutti dell'800, e ritraggono per lo più tragici incidenti tipicamente ottocenteschi, come: gente investita dalle carrozze; gente a cui gli piglia fuoco il letto; gente rimasta sotto alle barche rovesciate; gente a cui hanno sparato e altre sciagure, a cui la Madonna avrebbe miracolosamente posto rimedio.
Come potete immaginare tutto ciò ha un forte fascino sulla mia macabra immaginazione, ma è niente a confronto dei pezzi forti: una canottiera ancora intrisa di sangue con un buco al centro, che apparteneva ad un tizio che è stato incornato da un toro; una medaglietta della Madonna di Montenero tutta accartocciata, ha fermato un proiettile assassino destinato ad un carabiniere; un completino da odalisca con tanto di babbucce con la punta arricciolata, appartenuto ad una giovane livornese che nell'800 fu rapita dai mori, fatta prigionera nell'harem del sultano e poi liberata.
Per me visitare questa galleria è come vedere un film horror!

Fede a parte sono molto legata a questo luogo, da bambina mia nonna mi ci portava quasi ogni domenica per ringraziare la Madonnina (ebbene sì, avrebbe miracolato pure me quando ero piccolina), possibilmente scarpinandosi a piedi la salita per penitenza, anche se ovviamente preferivo salire sulla funicolare; però se me la facevo a piedi senza rompere le scatole mi concedeva di visitare per la centesima volta la macabra galleria degli ex-voto. Quando all'età di 6 anni mi hanno regalato il mio primo set da disegno e pittura la mia opera prima è stato un quadro raffigurante il santuario di Montenero, mia nonna lo aveva anche appeso in camera da letto (del resto mi aveva praticamente imposto il soggetto!). Insomma, per me il Santuario è legato ai miei ricordi di mia nonna e di quando ero bambina, e lo porto nel cuore.

martedì 5 ottobre 2010

Palazzo Strozzi

A Palazzo Strozzi ci sono stata diverse volte, sempre in occasione di importanti mostre temporanee d'arte o di architettura, visto che il palazzo oggi è adibito a sede di esposizioni di livello internazionale. La sede è interessante almeno quanto le mostre ospitate all'interno: un magnifico palazzo rinascimentare, forse il più famoso e quello che meglio ha espresso gli ideali artistici dell'epoca.

Il palazzo è stato crostruito durante un lungo arco di tempo e si sono succeduti diversi architetti alla sua progettazione: il risultato è l'esempio armonico e perfetto di palazzo rinascimentale, quello più proporzionato, omogeneo e simmetrico, in un'epoca in cui la simmetria e la regolarità erano qualità molto apprezzate.
Era l'abitazione della famiglia Strozzi, un'importante stirpe di ricchi banchieri fiorentini, che costruì questa dimora magnifica e signorile al triplice scopo di dimostrare la propria ricchezza, utilizzarla come abitazione ma anche per i propri affari.Infatti l'abitazione era riservata ai due piani superiori, mentre al piano terra, intorno alla corte interna, c'erano le botteghe e gli sportelli dei banchieri: la corte infatti era aperta al pubblico e si configurava come una vera e propria piazza urbana, un prolungamento nel privato della città pubblica.

Esteriormente è massiccio e compatto, come la maggior parte dell'architettura fiorentina: una facciata in pietra solida, trattata a bugnato con grossi blocchi abbozzati, con finestre regolari appoggiate ai marcapiani e diversificate per livello: piccole e quadrate al piano terra, bifore inscritte in un arco a tutto sesto ai piani superiori.
Anche all'interno tutto è un tributo alla simmetria e alla regolarità, così come per la pianta; la corte interna è veramente bellissima, è facile immaginarla piena di gente indaffarata negli affari e nella vita quotidiana, e visitando le stanze e ammirando le imponenti scale ci si può rendere conto, anche se gli interni sono stati ovviamente ammodernati, della sobria eleganza del tempo.


Le mostre che ospita Palazzo Strozzi sono sempre di interesse internazionale, vengono esposte opere provenienti dai più importanti musei del mondo a da prestigiose collezioni private. Le mostre più belle che ho visto qui sono state quella sugli impressionisti (quasi dieci anni fa) e una più recente su Santiago Calatrava: le stanze del palazzo ospitavano sia le sculture che gli schizzi e i progetti dell'eclettico architetto-ingegnere scultore, oltre che ad una interessante sezione video multimediale parecchio all'avanguardia.
Anche l'allestimento delle mostre è sempre degno di nota, sobrio ed essenziale ma curatissimo nei minimi dettagli, per non far passare in secondo piano nè le opere esposte nè la massiccia e importante presenza dell'involucro.
I biglietti per accedere alle mostre di solito sono piuttosto cari ma sono proporzionati al prestigio delle esposizioni e ne vale sempre la pena.
Il palazzo si trova in piazza Strozzi ed è praticamente impossibile non trovarlo visto che occupa un intero isolato; è in pieno centro di Firenze e quindi facilmente raggiungibile sia dalla stazione che dagli altri punti d'interesse della città, ed è ben servito dalle linee degli autobus.

domenica 3 ottobre 2010

Museo Storico Topografico Firenze Com'era

Il secondo museo che abbiamo visitato durante le Giornate Europee del Patrimonio era il Museo Topografico Firenze Com'Era, quello che ha scelto la mia amica e che ispirava molto anche a me... per la verità era un po' di tempo che parlavamo di andarci, e abbiamo colto l'occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. E poi il museo conserva la mitica e leggendaria Pianta della Catena, che abbiamo incontrato tante volte nel corso dei nostri studi, non potevamo perdercela.

Il museo è situato proprio accanto al Convento delle Oblate, ospitato in un edificio a cui si accede dal giardino del chiostro.
Questo è stato l'unico museo che ci ha fatto pagare il biglietto in queste giornate speciali, non prevedono neanche uno sconto per gli studenti, allora ci siamo indispettiti e abbiamo barato spudoratamente sull'età così abbiamo fatto il biglietto ridotto. 2 euro invece che 2,70, ma è una questione di principio!
Il museo è alloggiato al piano terra, ed è composto da due sezioni distinte. La prima è quella del museo topografico vero e proprio: più che un museo topografico è una storia documentata della rappresentazione di una città vista attraverso gli occhi degli uomini.

Le carte nel passato erano difficili da tracciare, ovviamente non si potevano avere foto aeree e ci si affidava all'occhio e alle distanze. Insieme alle informazioni geografiche spesso le carte fornivano anche dettagli sulle città, sulle sue attività ed abitanti.
L'esempio più chiaro è la mitologica Pianta della Catena, chiamata così perchè incorniciata dal disegno di una catena, e per la verità non è neanche una pianta... è più una veduta generale di firenze, diciamo in assonometria, realizzata alla fine del 1400, ed è gigantesca, occupa una parete intera.
E' molto bella e dipinta con cura dei dettagli, ma soprattutto è una testimonianza di come fosse Firenze nel rinascimento: una città grande e densamente costruita ed abitata, ma con ancora gli orti situati dentro la cinta, circondata dalle sue mura costellate di porte. Ogni singolo palazzo e chiesa è fedelmente riprodotto e chiaramente riconoscibile: Palazzo Vecchio, Santa Maria Novella, il Duomo... l'Arno scorre nel mezzo ed è ancora un fulcro cittadino di gente ed attività: in primo piano si vede proprio una riva dell'Arno con gente che pesca, fa il bagno, costruisce un nuovo ponte, e anche dei corvi che mangiano un bue morto (!).
Oltre alla Pianta della Catena il museo conserva un altro cimelio storico, le chiavi delle porte della città: quella di Porta San Frediano, di Porta Santo Spirito e di Porta San Gallo, delle chiavi enormi con le loro borse di cuoio, che erano di proprietà di un collezionista privato, una volta defunto il figlio le ha restituite alla città di Firenze.
Proseguendo la visita si possono ammirare altre carte storiche di Firenze, della Toscana e del corso dell'Arno; ma non ci sono solo carte, ci sono anche molti dipinti che rappresentano zone della città in diversi epoche storiche, dal rinascimento fino a metà ottocento, magari in occasione di eventi speciali: in questo modo si riesce a capire come è mutato lo spazio cittadino nei secoli, come alcune cose siano cambiate e altre siano rimaste immutate in tutto questo tempo. Molto interessanti anche i disegni che fece il Poggi per illustrare il suo immenso progetto di rinnovmento urbanistico di Firenze, ma la veduta che mi è piaciuta di più (dopo la Pianta della Catena) è stata quella del supplizio di Savonarola in Piazza della Signoria :-)
Alla fine dell'esposizione è conservato un bellissimo plastico del centro storico di Firenze prima del risanamento della fine dell'800.

Nella seconda parte del museo invece sono conservati alcuni reperti che vennero alla luce negli anni '80 in occasione della ripavimentazione di Piazza della Signoria, che rese finalmente visibili le tracce della Firenze romana. I reperti sono pochini per la verità ma interessanti, quello che forse mi è piaciuto di più è stato il plastico di Firenze all'epoca dei Romani.

A me e alla mia amica questo museo è piaciuto molto, questa benedetta Pianta della Catena andava vista, e anche il resto dell'esposizione è stato molto interessante, non sarà gli Uffizi ma è molto piacevole e per quel poco che costa ne vale certamente la pena. Per la cronaca, al mio ragazzo non è piaciuto (ma lui non capisce il fascino malato della cartografia) ed era anche parecchio infastidito dal custode!
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