giovedì 28 luglio 2011

chiesa dei Greci Uniti, Livorno

La Chiesa della Santissima Annunziata, meglio conosciuta come dei Greci Uniti è la testimonianza di una forte presenza dei Greci nella città di Livorno fin dal XVI secolo. Questa era la chiesa per la celebrazione del rito cattolico, i Greci Ortodossi avevano un altro luogo di culto (la chiesa greco-ortodossa della SS. Trinità).

La chiesa dei Greci Uniti fu costruita tra il 1601 ed il 1605 su progetto di Alessandro Pieroni, la facciata barocca, con frontone triangolare e colonne doriche, invece fu realizzata nel 1708, probabilmente da Giovanni Baratta.
L'interno è a navata unica, con un soffitto ligneo a cassettoni andato distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, e ricostruito nel dopoguerra, ed una preziosa iconostasi in stile bizantino del 1641. La facciata era orginariamente ornata dalle statue della Mansuetudine e dell'Innocenza, cadute in seguito ai bombardamenti e oggi conservate al cimitero della Purificazione.

I Greci erano presenti a Livorno fin dalla seconda metà del '500, impiegati come marinai e come combattenti nella lotta contro i pirati turchi. La creazione di un luogo di culto per la comunità cattolica greca fu a lungo osteggiato dalle autorità ecclesiastiche, ma alla fine del '500 il Granduca Ferdinando concesse un prestito alla comunità per la realizzazione della chiesa.

La chiesa dei Greci Uniti è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Vi consiglio vivamente di farci un salto se siete in zona, l'ingresso è gratuito e l'iconostasi è una piccola opera d'arte che merita una visita ;-)

dettaglio dell'iconostasi bizantina
dettaglio dello stemma mediceo in facciata
il piccolo atrio all'ingresso
la navata della chiesa dei Greci Uniti con l'iconostasi

lunedì 18 luglio 2011

chiesa di Santa Caterina, Livorno

Santa Caterina è forse la chiesa più bella e particolare di Livorno, almeno dal mio personale punto di vista, sia per la sua collocazione che per la sua forma particolare e unica in città. La chiesa si trova nello storico quartiere della Venezia Nuova, in piazza dei Domenicani, ed infatti è chiamata anche chiesa dei Domenicani.

La chiesa è un punto di riferimento visivo nel quartiere di Venezia, con la sua alta cupola ottagonale, la facciata ruvida e incompleta, i fianchi semplici e spogli. Si trova in un punto molto caratteristico e suggestivo, una piazza a cavallo tra l’acqua del fosso, il marmo e i mattoncini rossi del ponte che lo attraversa, allo sbocco dell’elegante via Borra.
Santa Caterina fu costruita all’inizio del ‘700 su progetto dell’architetto Del Fantasia, che dovette risolvere numerosi problemi, anche statici, che lo costrinsero a rinforzare la grande cupola con il tiburio ottagonale esterno.

Ma la vera meraviglia è all’interno: uno spazio grande e luminoso, una pianta centrale circondata da cappelle laterali, ed una grande cupola alta 38 metri completamente affrescata.
Le pareti della chiesa sono ricche di decorazioni barocche, colonne in marmo, lesene scolpite, archi trionfali con l’intradosso affrescato…
L’ambiente è luminoso grazie alle aperture nel tamburo della cupola, e nonostante non sia grandissimo da una sensazione di spazialità accentuata dalle decorazioni e dall’impianto centrale sormontato dalla grande cupola.

Le cappelle laterali sono davvero belle e riservano numerose sorprese. Quella che mi è piaciuta di più è la cappella alla sinistra dell’altare maggiore, dedicata alla Madonna del Rosario e che conserva un presepe ligneo di Cesare Tarrini; l’altare è piuttosto insolito perché presenta quattro colonne (di solito gli altari ne hanno due), e le pareti sono decorate con affreschi di Giuseppe Maria Terreni molto affascinanti, delle strutture architettoniche e scultoree dipinte con un sorprendente effetto trompe l’oeil tridimensionale.
L’altare maggiore ospita una grande pala lignea dipinta da Giorgio Vasari (la si può ammirare solo da un paio d’anni, a causa di un lunghissimo restauro), che era originariamente conservata in Vaticano e che fu donata poi a Livorno.

Insomma, Santa Caterina merita davvero una visita, sia per le opere d’arte barocca collocate all’interno, ma soprattutto per la struttura particolare e per la collocazione affascinante e suggestiva, nel cuore della Venezia.

giovedì 14 luglio 2011

museo Fattori, Livorno

Qualche giorno fa sono stata a visitare questo museo, uno dei più importanti di Livorno, dopo tanti anni. L’ultima volta c’ero stata in gita con la scuola troppi anni fa, ormai non mi ricordavo nemmeno com’era, e poi adesso posso vederlo con altri occhi e apprezzarlo sicuramente di più, infatti così è stato.

Il museo è ospitato nella bellissima ottocentesca villa Mimbelli, una cornice altrettanto suggestiva e interessante dell’esposizione. La villa è sontuosa, in stile eclettico, piena di stanze riccamente decorate in stili diversi.
Alcune sale sono davvero spettacolari, come la curiosa sala turca con bellissimi mosaici rosso, azzurro e oro, la sala da ballo, tutta dorata e ricoperta di specchi, e la sala adiacente, con un caminetto ornato da putti e pennuti esotici ed un bellissimo affresco sul soffitto, che rappresenta l’inaugurazione del monumento ai Quattro Mori, in primo piano Ferdinando II presenta a Vittoria della Rovere lo scultore Pietro Tacca, che realizzò le statue dei Mori. Sullo sfondo la Fortezza Vecchia e i livornesi.
Lo scalone centrale è pazzesco, il vano è completamente affrescato con scorci della città di Livorno, e la balaustra è ornata da statue di ceramica di putti, ognuno in una posa diversa.

Insomma, anche se non ci fosse dentro il museo Fattori la villa è talmente ricca e affascinante che vale la pena visitarla, ma comunque anche l’esposizione è di notevole interesse. Al piano terra sono esposte alcune opere di artisti moderni livornesi o legati alla città, ma non mi hanno colpito particolarmente.
Sicuramente più interessante sono il primo e il secondo piano, che ospitano i pezzi forti del museo, ovvero la collezione di opere dei pittori macchiaioli, e principalmente di Giovanni Fattori. Le opere di Giovanni Fattori comprendono alcune incisioni ma soprattutto quadri, che spaziano dai primi lavori della seconda metà dell’800, grandi tele raffiguranti battaglie e momenti salienti della lotta per l’Unità d’Italia (Fattori partecipò attivamente alle battaglie risorgimentali), a quelli più propriamente legati alla corrente dei Macchiaioli, dove spesso rappresenta scene di vita delle campagne e momenti quotidiani.
Tutte le sue opere sono caratterizzate dalla grande attenzione al paesaggio, quello che lui amava di più, la Maremma, Livorno, la Toscana. I personaggi sembrano quasi un pretesto per raffigurare le colline, i campi, i buoi massicci, le tamerici spazzate dal vento, paesaggi vibranti ed emozionanti.
Nel museo sono esposti anche alcuni effetti personali del pittore, come il letto (piccino!) e il torchio che usava per le incisioni.

Per fornire un’idea del contesto culturale e artistico dell’epoca e del luogo sono esposte anche numerose opere di altri pittori macchiaioli, come Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini. Una sala intera è dedicata all’allievo di Fattori, Plinio Novellini, ed una ai ritratti di Gordigiani e Vittorio Corcos. Quest’ultimo pittore non lo conoscevo bene, ma sono rimasta davvero colpita dai suoi ritratti, molto espressivi, particolari e con una certa vena ironica che sembra uscire dagli sguardi sornioni, dai sorrisetti dei personaggi e dagli sfondi, a volte piuttosto insoliti.

Insomma, una tappa da non perdere durante una visita a Livorno, la villa è davvero spettacolare, e l’esposizione è molto interessante e coinvolgente, sia per gli appassionati d’arte moderna che per i semplici curiosi.
la sala turca di Villa Mimbelli

l'affresco dell'inaugurazione dei 4 mori

il letto di Giovanni Fattori

lunedì 11 luglio 2011

museo di Storia Naturale del Mediterraneo, Livorno

Qualche settimana fa con mia mamma ci siamo finalmente decise a visitare il museo di Storia Naturale del Mediterraneo, un museo che avevo visitato da piccolissima, prima del restauro e dell’ampliamento con nuove sale e nuove collezioni.
Soprattutto volevo vedere lo scheletro della balena Annie, una balenottera comune che nel 1990 si spiaggiò sulle coste livornesi.

Il museo è ospitato a villa Henderson, che dopo il restauro è diventata davvero bella e particolare, per il connubio tra architettura tradizionale e moderna. L’edificio principale, quello della villa ottocentesca, è affiancato da una nuova struttura in acciaio e vetro; dietro alla villa c’è un piccolo orto botanico e altri due padiglioni, quello degli invertebrati e la serra in vetro e acciaio che ospita mostre temporanee. Ma la struttura più notevole è sicuramente la sala del mare, di cui vi parlerò più avanti.

Abbiamo seguito il percorso che ci ha consigliato l’addetta al museo, cominciando dall’edificio principale, e dalla sala dedicata alla preistoria dell’uomo. Una sala abbastanza interessante, che espone alcuni reperti di manufatti in pietra e argilla e fossili di vario tipo, ritrovati nel territorio livornese, e parecchie riproduzioni di ritrovamenti archeologici ben più importanti come la grotta di Lescaux.
Poi abbiamo proseguito con la sala dedicata alla geologia, soprattutto dell’area livornese, con numerosi minerali, cristalli, geodi, e una curiosa vetrina con minerali fosforescenti. Queste due sezioni le ho trovate interessanti si, ma non troppo…
La sezione successiva, al primo piano è dedicata al volo in natura, e mi pare specificatamente pensata per i ragazzi. Contiene alcune riproduzioni giganti di insetti e uccelli, e vetrine con animali imbalsamati (insetti, farfalle, pipistrelli). Carino l’excursus sui semi di alcune specie che utilizzano strategie di volo per propagarsi.

la mia mamma e una libellula gigante nella sala dedicata al volo in natura

Quindi siamo uscite in giardino e ci siamo dedicate alla serra delle esposizioni temporanee, che ci è piaciuta molto, sia per l’ambiente luminoso e piacevole che per l’esposizione che c’era in quel momento, dedicata all’antico Portus Pisanus, ovvero l’insediamento romano che si trovava dove adesso c’è Livorno. Erano esposte numerose anfore e altri manufatti di argilla, alcuni molto curiosi perchè scarti della fornace dove erano rimaste impresse le impronte delle dita del vasaio o delle zampette di qualche animaletto di passaggio, o addirittura del sandalo di un soldato romano.
Numerosi pannelli spiegavano i reperti, la loro funzione e la vita e l’organizzazione del Portus Pisanus; davvero curioso e interessante l’approfondimento sul “garum”, una salsa di pesce tipica della zona, molto apprezzata all’epoca romana (tanto che veniva esportata in molte province), ma che in realtà mi pare una schifezza: un mix di interiora di pesce marcio, spezie e altra roba assai poco appetitosa, ma di cui sono state trovate tantissime tracce. Mia mamma poi ha simpaticamente proposto garum per cena :-D

la serra delle esposizioni temporanee
Siccome il tempo stringeva abbiamo saltato la sala dgli invertebrati (peccato, mi piacciono!) e siamo passate alla cosa che ci ispirava di più: la sala del mare.
Si tratta di una grande sala isolata dall’edificio principale, parzialmente interrata e con una copertura moderna e dalla forma sinuosa che ricorda il profilo di una balena che emerge dall’acqua. Ed infatti la sala contiene proprio balene all’interno. Il grande spazio interno è illuminato da luci soffuse molto suggestive, e al centro sono esposti due enormi scheletri, uno di capodoglio ed uno della enorme e mitica balenottera Annie. Mitica per me, perché quando si spiaggiò vicino a Livorno io avevo 10 anni, e mio nonno mi portò a vedere lo spettacolo della balena appena morta (probabilmente di malattia perché era messa piuttosto male).
Inoltre sono presenti alcuni diorami di ecosistemi marini (carini e ben fatti ma poco interessanti) e sono esposti altri scheletri di cetacei nelle vetrine disposte sulle pareti, e due “dolio”, enormi orci di terracotta che i romani interravano, per la conservazione di alimenti e liquidi, ritrovati nel mare davanti a Livorno dai sommozzatori dei pompieri.

la sala del mare dall'esterno

La visita ci è piaciuta tanto, sia a me che a mia mamma, soprattutto la sala del mare, spettacolare per l’architettura e per gli scheletri enormi, ma anche la mostra sul Portus Pisanus era notevole.

sabato 9 luglio 2011

Palazzo dei Vicari, Scarperia

Il Palazzo dei Vicari di Scarperia fu costruito all’inizio del trecento, ed è uno splendido esempio di palazzo civico dell’epoca, dall’aspetto ancora fortificato, con merli e beccatelli, e una svettante torre laterale che lo fa somigliare un po’ a Palazzo Vecchio.

Sulla facciata sono presenti i numerosi stemmi familiari dei vicari che nel corso dei secoli si sono succeduti in questa carica, molto importante e ambita dai fiorentini dell’epoca, vista anche l’importanza strategica e la ricchezza del Mugello. Alcuni di questi stemmi in terracotta smaltata provengono dalle prestigiose botteghe dei Della Robbia e di Benedetto Buglioni.
Il cortile interno è davvero bello, con un piccolo pozzo ed un passaggio coperto per l’accesso completamente affrescato con altri stemmi nobiliari.

L’interno del palazzo ospita il museo dei Ferri Taglienti, un’esposizione che testimonia l’arte antica tipica di Scarperia, ovvero la produzione di coltelli artigianali.

la facciata di Palazzo dei Vicari con gli stemmi dei Vicari

affresco all'interno del palazzo

il piccolo pozzo nella corte interna di Palazzo dei Vicari

altri stemmi di famiglie dei vicari nella corte interna




l'atrio affrescato di Palazzo dei Vicari, Scarperia



dettaglio degli affreschi con scene religiose ed il giglio fiorentino




la corte interna di Palazzo dei Vicari

giovedì 7 luglio 2011

Pieve di Sant'Agata, Mugello

La pieve di Sant’Agata si trova nell’omonimo borgo di Sant’Agata, all’interno del territorio comunale di Scarperia, nel Mugello. La pieve è molto antica, le prime testimonianze risalgono al 984, ed è uno splendido esempio di architettura romanica.

La facciata a capanna nasconde la partizione interna in tre navate, ed a lato si erge un semplice campanile, oggi più basso che in origine, a causa dei numerosi terremoti che nei secoli hanno flagellato i Mugello.
Le decorazioni sono molto semplici, secondo i canoni dello stile romanica, ma insolite: un motivo a scacchiera sulla fiancata laterale ed una lunetta in marmo verde in facciata.
I pannelli del fonte battesimale provengono da un ambone del XII secolo, ed è interessante anche il quattrocentesco crocifisso ligneo di Francesco di Simone Ferrucci.

La pieve merita sicuramente una visita, già che ci siete fatevi una passeggiata per il borgo di Sant’Agata, è veramente delizioso!

In questo post riassuntivo trovate l'itinerario che ho seguito nella mia gita nel Mugello!

l'abside della Pieve di Sant'Agata


il campanile della pieve e il motivo decorativo a scacchiera

il fonte battesimale


il piccolo portico del museo di arte sacra annesso alla pieve di Sant'Agata

l'ingresso con la lunetta in marmo verde


il campanile della pieve visto da dietro

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